CENTRO PREVENZIONE SALUTE MENTALE DONNA

 

 

 

 

  L'esperienza del Centro prevenzione Salute Mentale

 in tema di violenza contro le donne  e la prevenzione dei rischi psichici*

 

3.         Considerazioni generali sulla prevenzione

 

Dal quadro complessivo della nostra esperienza vorremmo ritornare al problema più generale della violenza e della sua alta incidenza tra la popolazione femminile.

Riteniamo che un operatore sanitario abbia non solo degli strumenti tecnici per affrontare i casi concreti delle donne con esperienza di violenza, ma conosca anche i dati generali del problema da cui far discendere alcuni suggerimenti per la prevenzione.

Molte  donne ancora non conoscono cosa significhi attuare una appropriata  prevenzione della violenza, non conoscono i loro diritti, per cui continuano a subire sulla base di una valutazione erronea, spesso condivisa anche dagli operatori sociali, che  è meglio tollerare, che è meno dannoso per sè e  per gli altri cercare di gestire dall'interno una situazione di violenza piuttosto che procedere in un' azione di rottura.

Su questo problema si apre un dibattito che non è solo sanitario, ma che riguarda gli atteggiamenti degli operatori di più contesti istituzionali (della giustizia, delle forze dell'ordine, ecc.). Nello specifico,  per quanto riguarda gli operatori sanitari, è bene che questi sappiano e sappiano informare le donne dei rischi che corrono sul terreno della salute personale e di quella dei figli.

La prevenzione in campo sanitario si attua con il riconoscimento della violenza e dei suoi effetti sulla salute. Qualsiasi donna può essere oggetto di violenza: quando ciò succede la reazione del contesto sociale  ed in particolare del contesto sanitario, di cui stiamo parlando, deve essere appropriata per evitare che si sviluppi o si cronicizzi una qualsiasi patologia.

Il primo atto della prevenzione è allora saper riconoscere dietro un malessere fisico o psichico una condizione o un evento di violenza.

            Gli operatori sanitari dei servizi a maggiore impatto tra la popolazione femminile devono usare procedure di riconoscimento della violenza per tutte le donne: di ogni età, di ogni strato sociale e condizione.

Riproponiamo a questo proposito alcune affermazione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità utili a stabilire delle linee per la prevenzione

Tutte le donne sono a rischio di violenza afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità e suggerisce un “Universal Screening”[1]. Nella inchiesta medica di routine si devono prevedere domande anche semplici che riguardano il comportamento del partner nella vita quotidiana. In particolare indagini mirate alla individuazione della violenza nelle varie eziologie in campo medico è bene che vengano preparate ed effettuate da:

-          servizi di pronto soccorso, per tutte le evenienze che riguardano incidenti di natura imprecisata con specifico riferimento a quelli  definiti come incidenti domestici.

-          servizi specialistici: ginecologici, ortopedici, gastroenterologici, cardiologici, psicologici e psichiatrici.

Per ognuno di questi servizi possono essere previsti dei protocolli di rilevazione delle condizioni di violenza cui sono soggette le donne.

I protocolli possono prevedere due tipologie di raccolta dati con diverse finalizzazioni:

-    una indagine che miri a fornire statistiche al sistema sanitario e a dare informazioni alle donne con l’obiettivo di creare maggiori conoscenze del problema;

-         una indagine clinico-diagnostica affidata al rapporto del medico con la paziente con l’obiettivo di creare un contesto di fiducia e confidenza in cui si renda possibile alla donna esprimere un eventuale  problema di violenza.

 

Ì    Per il primo tipo di indagine di tipo statistico, raccomandata anche dall’OMS,[2] i servizi  potranno avvalersi di un breve questionario da far compilare a ciascuna donna in forma anonima. Nel questionario si possono definire una serie di eventi di violenza in rapporto a:

-         il tipo (sessuale, fisica, psicologica),

-         l’ambito (familiare, extrafamiliare, lavorativa),

-         la collocazione temporale (ultimo anno, anni precedenti con riferimento a tappe biologiche specifiche come l’infanzia e l’adolescenza),

-         gli autori e gli effetti per la salute.

L’obiettivo di un tale questionario è quello di far considerare il servizio contattato come un luogo aperto e competente ad affrontare questa problematica, e a far maturare nella donna l’idea che questi dati abbiano una rilevanza in campo sanitario, in sostanza lavorando nell’orientare la donna ad un riconoscimento della violenza.

Oltre alla compilazione del questionario  raccolto in forma anonima, i servizi indicati potrebbero  opportunamente mettere a disposizione delle donne, che vengono in contatto con loro, dei brevi opuscoli informativi su:

-         la violenza ed i rischi più frequenti per la salute

-         i modi per affrontarli con riferimento anche a centri di aiuto specifici.

 

Ì    L’altro tipo di indagine clinico-diagnostica orientata a visualizzare una eziologia radicata in episodi di violenza o in una condizione di violenza abituale, deve prevedere un protocollo di valutazione ad uso dei vari operatori  e servizi sanitari.

Il  protocollo diagnostico  violence focused indaga sul contesto di vita della donna  in modo di far emergere, se nascoste, le condizioni di violenza e le loro interconnessioni con la patologia in atto:

-         il tipo di relazione con il partner, con riferimento alla presenza o meno di confidenza, rispetto dei diritti, parità, condivisione del lavoro e delle responsabilità, livelli di autonomia e di indipendenza economica, presenza di dinamiche impositive nei confronti della donna con ricorso ad una delle violenze più frequenti: denigrazione, criticismo, ingiuria, lesioni, abuso o imposizione sessuale, ecc.

-         Il tipo di relazione con altri familiari, colleghi e datori di lavoro.

-         Il tipo di impegno lavorativo sia familiare che extra-familiare con particolare attenzione a carichi di lavoro eccessivi, scarsità di supporti, di tempo libero, di tempi per il riposo.

Negli ambulatori e servizi di ginecologia una particolare attenzione dovrà essere data alle modalità del rapporto sessuale: particolari affezioni e particolari problemi psico-somatici rimandano spesso a modalità impositive del partner che vanno prese in considerazione in un’ottica di corretto inquadramento diagnostico e terapeutico.

            Nei servizi di salute mentale occorrerà che gli operatori diano un’attenzione diffusa a tutto il  processo di ammalamento psichico, perchè  in esso potranno manifestarsi frequentemente situazioni di esposizione alla violenza fisica, verbale e sessuale.  Il particolare intreccio tra salute mentale e condizioni di esposizione alla violenza richiedono comunque un approfondimento con specifiche indicazioni agli operatori del settore per impostare correttamente la diagnosi ed il trattamento.

 

In sintesi è opportuno che nell'intervento rivolto alle donne gli operatori sanitari focalizzino l'attenzione sulle  seguenti procedure e valutazioni:

·        collegare la salute della donna alle sue condizioni di vita;

·        considerare ogni donna a rischio di violenza;

·        considerare la violenza quotidiana all’interno della famiglia come la più consueta e la più diffusa delle violenza contro la donna;

·        valutare i sintomi fisici e psichici nella donna come possibili conseguenze della violenza familiare e coniugale;

·        inserire nelle procedure di accoglienza dell'utenza e di raccolta dati  domande sulla violenza e sui  maltrattamenti che riguardano:

-         gli aspetti più consueti (sessuale, fisico e psicologico) 

-         gli autori

-         gli effetti sulla salute e sulla vita quotidiana.

 

 

 

 

 


La prevenzione oltre il contesto sanitario

La prevenzione di competenza del mondo sanitario è quella che riguarda sia il giusto atteggiamento verso la donna che ha subito violenza e che chiede un aiuto, sia un adeguato riconoscimento della violenza anche quando la donna non ne parla esplicitamente.

Ma la prevenzione, così come la lotta alla violenza, non può essere affrontata esaurientemente dal solo punto di vista sanitario anche  quando in questa area prevalgano  interventi corretti ed appropriati.

Il settore  sanitario si trova davanti una parte di un percorso: quello degli effetti della violenza, ed è importante ovviamente che in questo settore non si commettano errori diagnostici ed interpretativi che possano aggravare una condizione già di grande sofferenza e malessere per la donna. 

Ma l’aspetto preventivo più importante, il creare cioè le condizioni perché il fenomeno non si sviluppi, non attiene al campo dell’intervento sanitario; essa trova la sua più ampia attuazione in una politica di educazione e formazione alla non violenza.

Da questo punto di vista la prevenzione della violenza si gioca soprattutto nel campo dell’educazione delle giovani generazioni ai rapporti di uguaglianza, parità e rispetto della differenza.

Pensiamo anche che la battaglia contro la violenza si giochi sul terreno di una maggiore informazione diretta alle donne, sui rischi del ruolo femminile e sulle strategie di evitamento di relazioni caratterizzate da: sovraccarico di compiti e responsabilità, isolamento sociale, totale affidamento all'altro.  Nella scheda qui sotto abbiamo segnalato a questo proposito le parole chiave della condizione femminile che facilitano l'accesso al circuito della violenza e quelle per converso che ne facilitano l'uscita .

 ingresso nella  violenza

uscita dalla violenza

Ruolo materno: farsi carico degli altri

Sovraccarico

Isolamento

Tolleranza

Dipendenza

Disistima

Malessere: malattia del bios

Ruolo materno: dismettere le cure

Alleggerimento

Ricostruzione di una rete

Non tollerare

Cura di sé

Riconoscimento delle capacità personali

Malessere: eventi e vita quotidiana

 

 

            Ma non solo le donne devono essere il bersaglio di una informazione sempre più capillare sui danni che la violenza produce per la salute. Anche gli uomini nel ruolo di autori della violenza devono poter essere raggiunti da una informazione capace di segnalare loro i rischi dei comportamenti violenti (fisici e psicologici) sulle loro partners, compagne di vita, sui loro figli ed anche per converso sulla propria qualità di vita.

Anche per gli uomini si deve parlare infatti di ruolo culturale, di  educazione al ruolo, e non di strutture comportamentali biologicamente fondate e perciò immodificabili, e quindi anche per loro si può parlare di cambiamento di atteggiamenti e di stili di vita.

Vorrei sottolineare, ancora una volta attraverso l'esperienza di una donna che si è rivolta a noi per problemi di depressione, quell'aspetto importante del cambiamento di vita che deve seguire ad un evento di violenza, che può coinvolgere anche gli uomini ed un loro reale cambiamento, determinando, come è successo in questo caso,  la possibilità di un reincontro della coppia in una dimensione diversa e nuova: del rispetto reciproco, dell'autonomia e della  non violenza  (scheda 6).

 

              Lucia arriva al servizio di salute mentale con una violenza pregressa, una violenza dei diciotto anni, mai dichiarata, uno stupro. Un conoscente estivo, un corteggiatore respinto la prende con la forza in auto e la stupra. Torna a casa si lava e dimentica tutto. Il ricordo ritornerà quindici anni dopo, fino ad allora la violenza è presente solo in un incubo notturno ricorrente. Questa violenza emerge nel corso dell'intervento terapeutico, come antefatto del suo atteggiamento di totale subordinazione al marito e di tolleranza ai suoi maltrattamenti psicologici e a volte anche fisici.

              Alla fine del percorso di autonomia dal marito e di costruzione di una rete di supporti e risorse alternative, Lucia fa un'acquisizione importante per sè ma anche per il marito:

         “solo se non hai bisogno di appoggiarti all’altro sei riconosciuta come persona, con i tuoi bisogni”;

e conclude riferendosi al rapporto coniugale:

          “tra di noi non c’è mai stato un rapporto tra due persone, non ci siamo mai conosciuti, chiusi dentro i nostri ruoli della serva e del padrone, e così per la prima volta ci guardiamo e forse potremo scegliere liberamente di ritornare insieme”.

 


 In allegato le schede contenenti un profilo della violenza contro le donne e le linee guida per l'intervento degli operatori sanitari che attraverso i servi pubblici e privati intercettano una specifica sofferenza delle donne e non sempre riecono a metterne a fuoco l'origine ed i contesti relativi.

  schede per la formazione degli operatori

 

 


*  Il capitolo sulla prevenzione è tratto dagli Atti dei "Cinque Seminari conto lsa violenza ale donne: Progetto pilota rete antiviolenza tra le città Urban- Italia" tenutosi a Napoli negli anni 200-01. Il volume è stato pubblicato a cura dell'Arcidonna a novembre 2001

[1] Women's Health Development, Family and Reproductive Health (1996), Violence Against, in WHO Consultation, World Health Organization, Geneva

[2] Women's Health Development, Family and Reproductive Health (1996), Violence Against, in WHO Consultation, World Health Organization, Geneva