CENTRO PREVENZIONE SALUTE MENTALE DONNA

 

 

Scheda 1 - Luisa, le altre e  la dipendenza affettiva

 

à

Chi sono

 

 

Hanno intorno ai 25 anni, hanno rapporti che le fanno star male, che razionalmente non condividono più ma da cui non riescono a distaccarsi.

 à

Chi erano

 

Adolescenti che hanno svolto una funzione di supporto alla madre in una relazione di coppia violenta o svalorizzante.

Sono uscite dalla fase adolescenziale con una immagine di sè di potenza futura: "saprò fare quello che non è riuscito a mia madre, lo farò per lei e per me, il mio rapporto di coppia sarà diverso, avrò le cose che sono mancate a mia madre".

 Ed anche: "avrò un uomo diverso da come mio padre è stato con mia madre". Mancanza assoluta di cognizione della dinamica di coppia che sottostà alla relazione violenta ( fare tutto per l'altro e attendere gratificazione dall'altro).

 

 à

L'inizio dei rapporti

 

 

  L'inizio di un rapporto di innamoramento: l'idea di realizzare il progetto personale e la disponibilità a fare tutto per  evitare tensioni e rischi di perdita. La paura della perdita è tutta  nelle paure vissute attraverso la madre e le sue vicende di abbandono e di paura di perdita del marito.

 à

L'isolamento

  Amano assecondando il desiderio di possesso dell'altro, rinunciano volentieri a tutto quello che hanno in particolare ad amicizie, interessi e progetti che creano tensione nel rapporto.

Antefatto costante di questa vicenda è la gelosia dell'altro, la insicurezza di non essere "veramente amato" e quindi danno alla donna l'idea della sicurezza sul non abbandono: "se temono di essere abbandonati, non abbandoneranno".

Ma il rapporto cambia: si dà molto ma non si riceve, anzi più si dà meno si riceve fino a quando il rapporto si inverte: l'altro comincia ad allontanarsi, comincia l'angoscia di perdere l'altro, e si fanno più pressanti le richieste di conferma del rapporto.

 A questo punto le donne diventano insicure dell'altro mentre l'altro diventa sicuro di sè e del possesso: si prende i suoi spazi, i suoi amici, lui che non voleva che lei frequentasse amici e amiche, prende per sè tutto.

 

 à

 La violenza psicologica 

  Il partner comincia a deriderla, la provoca, esprime giudizi negativi, la paragona ad altre donne con più qualità,  minaccia di abbandonarla,  la tradisce, comincia a picchiarla per la sua ossessività;  a questo punto   la donna non ha la forza di lasciarlo: è isolata, non ha altri rapporti positivi di conferma, ha messo tutte le sue energie nel rapporto per contentare e soddisfare le esigenze di possesso dell'altro, per rinforzare la coppia; è entrata in uno stato di dipendenza, da cui non riesce ad uscire e che viene giudicato come una patologia: "non riesco a smettere di vederlo, di incontrarlo ecc"...... 

 

 à

Il disagio psichico

 la depressione, la demotivazione, la chiusura in casa e l'attesa di segnali positivi da parte dell'altro, il ripristino di rapporti di sicurezza adolescenziali (sempre e solo con la mamma) il tentato suicidio, ecc.

 

 

 

Scheda 2 - Rosa e la psichiatrizzazione dell’abuso

à

Arriva al nostro Centro

  Rosa ha 17 anni, è in trattamento da circa due mesi presso il Servizio di salute mentale del suo quartiere, per un tentativo di suicidio e comportamenti di aggressività e distruttività verso i familiari.

E' in terapia con neurolettici e sedativi: dopo due mesi la situazione non è migliorata, continuano i comportamenti auto ed eterolesionistici.  Viene da noi accompagnata dai familiari per una consulenza psicologica.

à

La denuncia ai genitori della violenza subita dal nonno    

  Rosa è arrabbiata, violenta, agitata quando parla alza la voce e piange: racconta che recentemente ha rivelato ai genitori di essere stata abusata dal nonno.

La sua rabbia consiste nel fatto che il nonno non è stato allontanato, ed in particolare la madre continua a fare la figlia amorevole, e tutti in famiglia non hanno mostrato solidarietà. Alla fine le sue reazioni sono state portate all'attenzione dello psichiatra per le cure del caso.

Lo psichiatra, pur avendo Rosa raccontato i motivi della sua rabbia (incontenibile), le ha dato una terapia farmacologica a base di neurolettici. Ciò ha peggiorato la situazione perché Rosa voleva giustizia e le è stato dato un farmaco per “dimenticare il problema”.

 

à

La  storia del rapporto con   il nonno

 

Rosa racconta il rapporto con il nonno iniziato non sa quando, rapporto che ha coinvolto anche altre cuginette. Il nonno ha presentato questo rapporto come una cosa bella, una risorsa. Le bambine non ne parlavano ma erano fiere e contente di questo trattamento (inoltre c'era il piacere sessuale). Non bisognava parlare per l'invidia degli altri.

Il nonno ha un rapporto preferenziale con Rosa: la riempie di complimenti e la considera sua confidente. Rosa vive in una prigione sessuale dorata: non ha amici ed amiche, sta molto in casa, e  l'unico piacere è quello sessuale.

Successivamente dirà: "la mia vita fino ai 12 anni era uno schifo perchè stavo sempre da sola.”

à

 Le prime infatuazioni e l'emergere della sensazione di "schifo"

  Intorno ai 13 - 14 anni, poco prima del menarca, iniziano le prime infatuazioni e parallelamente il discostarsi emotivo dal nonno (non è più l'unico punto di interesse).

Cambia anche l'atteggiamento del nonno che diviene più impositivo ed aggressivo: per la prima volta  iniziano sensazioni di disgusto. Lo schifo si fa avanti e comincia a prevalere: Rosa rifugge dalle occasioni di incontro.

Solo però a 15 anni la ripulsa diviene dominante e totale: conosce sulla spiaggia un ragazzo di circa 30 anni con cui si aprirà e da cui ricaverà il modello della "cosa da non fare e della violenza subita".

Rosa si riempie di odio e denuncia ai genitori l'accaduto. Intanto ha stabilito un rapporto di stretta dipendenza con il giovane trentenne che non può fare a meno di chiamare 5-6 volte al giorno.

Nonostante questo supporto cominciano tentativi di suicidio, pensieri di morte, tentativi autolesionistici insieme a una forte rabbia  contro  i genitori.

 

à

L'intervento del servizio

prima fase

 

Riconoscere la violenza subita, darle solidarietà e vicariare i genitori nella azione della denuncia a cui Rosa tiene molto: la condanna del nonno è per lei importante perchè definisce lei come vittima (questa coscienza Rosa non l'ha e la deve acquisire dall'esterno). Vuole il nonno in carcere per quello che le ha fatto. Vuole che i genitori interrompano il rapporto. Vuole essere creduta: la madre è scettica  dice "ma stava così poco col nonno, poi Rosa è una mente fervida e fantasiosa".

I genitori sono convocati: non intendono sporgere denuncia per una serie di considerazioni (nonno malato e vecchio che ha chiesto perdono, voci che potrebbero danneggiare la ragazza, ecc.).

Il Servizio definisce la propria posizione di alleanza con la ragazza e ribadisce  la necessità sia giuridica che psicologica di dare corso alla denuncia contro la violenza. I genitori delegano al  Servizio l'azione.

 

à

Conclusione della prima fase dell'

intervento

 

 

Si definisce la non validità del trattamento farmacologico che aveva confermato percezioni di malattia ed anormalità nella ragazza e nei parenti. Si definisce la necessità della denuncia attestando quindi , da parte del  Servizio il ruolo di vittima della ragazza, ruolo convalidato da tanti elementi oggettivi (l'età e rispetto ad essa la incapacità di formulare un giudizio etico; il ruolo affettivo ed educativo del violentatore, il rapporto fiduciario, l'isolamento della ragazza dal gruppo dei pari, ecc.).

Questi due interventi hanno come effetto immediato la cessazione degli atteggiamenti  aggressivi  e autolesionistici.

 

Scheda 3 - Giulia la testimone  

à

 Arriva al nostro Centro su segnalazione di un Centro antiviolenza 

 Giulia ha 20 anni, vive in un paese della periferia urbana, viene indirizzata al nostro Servizio dal Centro antiviolenza di un'altra città.

A questo Centro si è rivolta la sorella che è molto preoccupata della situazione: Giulia ha minacciato il suicidio, voleva buttarsi giù dal balcone, è intervenuto il servizio di salute mentale di zona, ed ora i familiari sono indecisi se ricoverarla in ambiente  psichiatrico  o meno.

 

 à

Il problema irrisolvibile di Giulia

  Giulia viene al Servizio e al primo colloquio pone il problema che le sta a cuore: prova sentimenti positivi verso il fratello, che sposato da poco con figli piccoli verrà a stare a casa dei genitori, dove lei attualmente risiede, per un periodo di tempo.

Questi sentimenti positivi sono vissuti con colpa: Giulia non li può provare. Essi sono infatti contrastati dall'altro legame forte che lei ha con la sorella, con cui ha condiviso un lungo periodo della sua adolescenza.

 

 à

La  storia dello stupro

 Giulia è andata a 15 anni a risiedere in Germania, dove si trovavano i due fratelli. I due fratelli vivevano more uxorio. Per alcuni anni Giulia, la più piccola dei tre, vive in questa situazione familiare, considerandoli  come genitori.

Questo legame si incrina quando il fratello si innamora di un'altra donna e lascia la sorella: la sorella sta malissimo vive drammaticamente l'abbandono e Giulia per un pò supporta la sorella, che intanto torna in Italia.

Il fratello nel giudizio della sorella è "lo stupratore" e lei  è la vittima dello stupro: come potrà Giulia mettere d'accordo i suoi sentimenti positivi con questa immagine negativa trasmessale dalla sorella, a cui sente di dovere fedeltà?

 

 à

L'intervento del Servizio: non si è trattato forse di una relazione incestuosa?

  Quando la storia dei due fratelli viene riletta a Giulia come storia "non di stupro ma di una relazione incestuosa", Giulia si detende e si rasserena. La possibilità di non vedere la sorella come vittima di stupro ma come attrice di una relazione voluta in due ha come effetto l'alleggerimento dei sensi di colpa e la possibilità di poter provare sentimenti positivi per ambedue i fratelli che comunque avevano svolto nei suoi confronti un ruolo anomalo genitoriale.

Si ricostruisce sotto questa luce la relazione dei due fratelli; prende forma anche la situazione della sorella che ha creato un profondo malessere in Giulia; malessere che può essere superato lavorando sulle capacità di autonomia di Giulia dalla sorella e dal ruolo di testimone assegnatole, e sulla possibilità  di far fluire liberamente sentimenti ed opinioni nei confronti del fratello.

 

 

Scheda 4 - Maria e la violenza di un compagno di corso

 

è

Arrivo al Centro

 

 E' depressa, piange, non ha più desideri, nè progetti, è accompagnata dalla sorella, che veicola la richiesta di aiuto

 

 

è

Evento scatenante

  Due mesi prima la ragazza ha subito violenza e non ha voluto sporgere denuncia

è

Contesto della violenza

 

Tra coetanei, un corso residenziale, un clima cameratesco di fiducia e parità.

La sera dopo cena, al rientro nelle camere tre colleghi di corso la accompagnano alla camera,  entrano nella stanza e la trascinano sul letto.

 

 

è

la reazione di Maria

 

 

Maria è  stupita: non se l'aspettava, stenta a capire cosa stia avvenendo; non grida, è bloccata, cerca solo di protestare. La tengono ferma, dirà poi che non ha gridato perchè al suo  piano in quel momento non c'erano altri.

è

il vissuto di Maria

 

 

negazione della violenza: non è possibile, sono i miei amici; e così si adatta alla situazione facendo una fantasia di rapporto sessuale non imposto.

è

la mattina dopo

 le scuse: tornano i compagni di prima; la percezione di normalità non l'aiuta ad identificare se stessa come aggredita e vittima

 

 

è

Il ritorno

a casa

   il fidanzato non le crede: perchè non ti sei ribellata? La fantasia di partecipazione la ostacola nel riconoscere la violenza. Maria si sente responsabile e colpevole: durante la cena il cameratismo ha forse creato nei ragazzi l'idea di una sua disponibilità? Forse non ha saputo mantenere la distanza giusta che ogni ragazza deve saper mantenere dagli uomini?

 

è

l'intervento del Centro

Riconoscere la violenza: il comportamento di Maria è comprensibile data la situazione di paura: la fantasia è l'estremo tentativo di non vivere la violenza e di trasformarla nel suo contrario. Ma tutto ciò ( la cena, il cameratismo, il piacere di condividere il corso con i colleghi, la fantasia, il non aver gridato) non cambia di una virgola la realtà della violenza e la sua posizione di vittima.

Prendere le distanze dal contesto (il fidanzato) che non ha solidarizzato, ricercare altri tipi di rapporto più  gratificanti ristrutturando il progetto affettivo.

 

 

Scheda 5 - Il caso di Anna: quando la violenza modifica un equilibrio

 

Chi

 

un collega giovane

 

Perchè

 

provocazione psicologica perchè Anna non gli dà attenzione e lo contrasta nei consigli di classe

 

Cosa

ristabilire i ruoli con la donna sotto che subisca e sia sottomessa

 

Come

violenza verbale e fisica, tentata violenza sessuale

è

Il fatto

 

Una sera al termine delle lezioni scolastiche l'uomo aggredisce Anna con epiteti della sessualità triviale, la minaccia, la strattona, tenta di farle violenza e a stento Anna  riesce a sottrarsi. Anna si reca a denunciare subito dopo il fatto. 

 

è

La reazione del contesto: colleghi e preside

 nessuna solidarietà: mettere tutto a tacere; Anna "se l'è cercata" con il suo atteggiamento provocatorio.

La preside sconsiglia Anna di fare ulteriori passi. Anna recede dal suo proposito e comincia a stare male.

   

è

Arriva al  Centro

 

non riesce a uscire da uno stato di solitudine ed angoscia in cui è piombata.

Si considera consapevole della violenza subita e non attribuisce a sè la responsabilità dell'accaduto, ma non sa spiegarsi perché sta male: piange spesso in maniera immotivata, è sempre stanca,  non riesce a dormire né a riposare.

è

Intervento del Centro

 

 Aprire la discussione sulle conseguenze della  violenza subita, ed in questo caso anche della denuncia, collegandole al suo quotidiano.

 

è

Luce sulle  conseguenze    

 

Modifica della situazione del contesto: riduzione di appoggi e della solidarietà esterna.

 

è

Il retroscena della violenza

 

Il contesto lavorativo era l'unico punto di solidarietà e condivisione di carichi anche familiari. Il marito non partecipa alla divisione dei carichi. Fa tutto Anna perchè è previsto che ce la faccia: il suo progetto era vincere sul piano della doppia realizzazione (madre e lavoratrice) e lei non chiederebbe mai aiuto per paura di dover ammettere che il suo progetto è stato irrealistico o lei non capace. Anna quindi si sente fallita sul piano lavorativo e familiare e va in depressione.

L’anno precedente la violenza a scuola, si è realizzato un aggravio del lavoro familiare con la nascita di un figlio, il  marito non ha dato aiuti, ha dovuto chiudere alcuni spazi personali ed i colleghi, "quelli che ora le hanno girato la faccia", sono stati l'unico aiuto e supporto.

 

è

Risultati dell'intervento

 

Anna riesce a ridurre la pressione familiare (condivide ora con il marito il carico senza sentirsi incapace) e a riprendere alcuni spazi di socialità alternativi al lavoro. Prosegue quindi  l'azione di denuncia interrotta  all'interno della scuola. Ritrova la solidarietà dei colleghi di fronte al nuovo atteggiamento di sicurezza e chiarezza dei propri diritti. Supera il malessere e la depressione.

 

 

 

 

 

 

 

Scheda 6 - Lucia e la violenza rimossa

 

è

La violenza rimossa

 

Nell'estate dei 18 anni rientra a casa più tardi da una festa, non rientra con l'amica, come di consueto e come pattuito con i genitori: compie una deroga perchè alla festa vi è un ragazzo che le piace.

Un conoscente estivo, tra l'altro un corteggiatore respinto, con altri due (di cui un adulto), la prende con la forza in auto e la stupra.

Torna a casa si lava... e dimentica.   La vicenda è presente solo negli incubi notturni che continua a fare per anni

è

La violenza rimossa apre la strada ad un  marito violento

 

15 anni di relazione con il marito: una relazione voluta   da lei, il matrimonio programmato, la vita di coppia   improntata al totale servizio dell'altro. Una sorta di  riparazione per quanto accaduto. Di fronte alla disponibilità e alla totale mancanza di reazione il marito osa tutto:  maltrattamenti psicologici e fisici, mancanza di aiuto e solidarietà in ogni situazione di vita, svalorizzazione e critica,  imposizione decisionale. 

 

è

La coscienza della violenza 

 

Entra nella sua vita un altro uomo: con cui ha un rapporto emotivo mai avuto con il marito. Si palesa in questa occasione il ricordo della violenza: una forte emozione rinvia ad un'altra forte emozione. Esplode l'angoscia per il presente ed il passato tutto in una volta. 

 

è

l'intervento del servizio

 

Riconoscere la violenza del marito: nella svalorizzazione, nella mancanza di solidarietà, nel lasciarle tutto il carico familiare, nel deriderla davanti al figlio, nel non rivolgerle la parola, nell'esser servito, ecc.

Concretizzare l'angoscia attuale nella cosa che più le provoca disagio e trasformarla in un "non voglio".

 

è

 Lucia va via per  le vacanze 

 

Il marito cambia: prima non la vedeva, ora la cerca.

Lucia è compiaciuta delle attenzioni del marito, ma ecco che viene fuori l'arma della gravidanza.

Il marito le dichiara: "ti ho messa incinta". Lucia accetta la gravidanza che si innesta sul suo desiderio personale di un figlio.

 

 è

la richiesta al marito di cominciare un nuovo rapporto

 

Lucia chiede di nuovo solidarietà al marito e di ricominciare un rapporto nuovo: ma il marito riprende le ostilità.

La fine del sogno di cambiamento e la ripresa delle ostilità: svalutazioni, inattenzione, minacce e ricatti.

Lucia sta sviluppando con il sostegno del Centro una strategia di costruzione dell'autonomia (ricerca casa, consolidamento dell'attività lavorativa, ricerca delle alleanze e dei supporti, elaborazione personale del vissuto di angoscia per la separazione).

è

l'attuale epilogo della storia

 

Lucia, si prende cura di sè della sua gravidanza,  del suo lavoro, cerca sostegni fuori dove è stimata: sente alleggerirsi la morsa del bisogno del marito, non lo vive più come unico riferimento della sua vita, e riduce le sue "cure" verso di lui; parla di separazione ed inizia un iter legale.

L'autonomia di lei il non dar conto di lui e non esprimere più il bisogno della sua attenzione per darsi e ricevere valore, determina un cambiamento nel partner: modifica il suo atteggiamento la tratta come "persona".

Maria  struttura una comprensione importante che solo  se non ha bisogno di appoggiarsi all'altro è riconosciuta come persona con i suoi bisogni, e conclude il percorso di uscita dal malessere e dalla depressione  dicendo:

"non c'è mai stato un rapporto tra due persone, non ci siamo mai conosciuti chiusi dentro i nostri ruoli della serva e del padrone; e così per la prima volta ci guardiamo e forse dopo tutto, dopo 12 anni, potremo anche  scegliere liberamente di stare insieme".