CENTRO PREVENZIONE SALUTE MENTALE DONNA

Responsabile: dr. Elvira Reale

 

                                                                                          

Teresa , l'ossessione della pulizia

 

D - Quali erano i suoi problemi prima di venire al Servizio?                          

 R – Mi girava la testa: camminavo per la strada intontita, guardavo le vetrine e ci andavo a sbattere contro. Stavo sempre sul letto a dormire, non volevo vedere nessuno, non volevo mai nessuno in casa.

Dicevo:"Adesso ho pulito". Ho privato i bambini sia del guardare la televisione sia dell'andare in camera da pranzo. Non volevo che venissero persone a casa mia però neanche volevo andare a casa loro; pensavo che come me neanche loro volevano persone che sporcassero la casa. Neanche i bambini dovevano andare a casa di altri.                

D - Aveva un problema con la pulizia?                                                           

R - Avevo “l 'ossessione" della pulizia. Adesso però è molto diminuita.

In passato sono stata curata da medici e da neurologi. Questi mi hanno dato solo farmaci che per lo più hanno avuto l'effetto di abbattermi. Si trattava di fiale di “anafranil” (antidepressivo) somministrate in fleboclisi: mezza fiala di anafranil al giorno poi man mano si aumentava fino a due e mezzo al giorno. Quando facevo la flebo mi addormentavo alle otto e mi svegliavo alle tredici. Quando ho lasciato questi medici e sono venuta a questo Servizio mi hanno dato solo qualche calmante da prendere quando ce n'era necessità. Questo é capitato solo per il primo periodo.

D - Come trascorreva la giornata nel periodo del malessere?                          

R - Stavo prevalentemente a letto, come ho già detto. Poi mi affannavo sempre per tenere la casa pulita, ma questa attività mi stancava moltissimo per cui dovevo continuamente interrompere quello che stavo facendo per mettermi sul letto, e poi così non riuscivo mai a completare il lavoro in casa e mi sembrava che la casa stesse sempre in disordine e sporca. Tutta questa lotta con la pulizia mi stancava talmente che alla fine ero costretta per giornate intere a stare a letto senza neanche potermi alzare. Poi queste cure che ho fatto peggioravano la situazione e aumentavano il senso di stanchezza e di incapacità ad alzarmi dal letto.                                                                         

D - Usciva qualche volte da casa?                                                                       

R - Molto poco, solo per andare a trovare i miei genitori ai quali ero molto legata. Non avevo amiche, non frequentavo nessuno al di fuori della mia famiglia. Non volevo amicizie perché ero abituata a non raccontare a nessuno i fatti miei.

Questo dipende in gran parte dall'educazione che ho avuto dalla mia famiglia. Mi hanno abituata a stare sempre in casa, a sfuggire gli altri per timore sempre che potesse succedere qualche cosa, che si potessero fare dei pettegolezzi in giro nel paese. I miei infatti sono della provincia. Anche dal punto di vista sessuale sono sempre stata molto inibita, dopo tanti anni di matrimonio avevo ancora vergogna di mio marito.              

 D - Ci può raccontare qualcosa degli anni trascorsi prima di sposarsi  nella sua famiglia di origine?                                                                           

 R - Ricordo come era la mia giornata verso i tredici - quattordici anni: andavo dalle nove di mattino fino alle cinque di sera presso una sarta per imparare il mestiere; poi tornavo a casa e facevo la spesa, lavavo i piatti e gli altri servizi di casa. Non uscivo mai: il cinema si può dire che non conosco quasi cosa sia; non andavo mai ad una festa, cosa che mi avrebbe fatto piacere fare.      

D - Come mai non usciva?                                                                               

R - Mio padre non voleva. Quando qualche volta con mia sorella  (ho una sorella e due fratelli) facevamo qualche fuga, nel senso che dicevamo che andavamo in chiesa e poi andavamo a qualche festa, ci trovavamo addosso mio padre che ci aveva seguite. Ci seguiva con la bicicletta perché non avevamo la macchina.                                                                                             

D - L'altra sorella ha avuto la sua stessa storia?                                                       

R - No erano situazioni diverse. Io facevo i servizi  lei andava a scuola.  Ha fatto fino alla terza media perché mio padre voleva che finisse la scuola. Lei é più  piccola                                                                                                        

D - Perché a sua sorella e a lei no?                                                                       

R - Perché a me ha fatto prendere il diploma di sarta. La prima doveva imparare a cucire in casa. Poi a me non faceva piacere andare a scuola, ho fatto fino alla 5 elementare e basta. Nemmeno mia sorella voleva più andare a scuola ma mio padre le ha detto:  “Oggi la 5° non conta niente ci vuole la licenza media. Và non ti preoccupare, un pò di  aiuto lo do io ,faccio il bidello a scuola e conosco i professori” Così mia sorella ha preso la licenza media.                                                     

 D - E dopo sua sorella cosa ha fatto?                                                                   

R - Dopo la scuola media ha voluto prendere il diploma per insegnamento nella scuola materna. Ha frequentato una scuola privata e mio padre ha pagato tutto. Lei lo faceva con piacere; poi ha fatto dei tirocini presso scuole private ed oggi lavora anche dopo essersi sposata.                                             

 D - Così sua sorella era quella che usciva di più di casa mentre lei era quella che rimaneva sempre in casa?                                                                            

R -  Io dovevo accudire alla casa. Ho cresciuto io l'ultimo fratello perché mia madre era fuori a lavorare. Mia madre lavorava a scuola con mio padre ed in campagna. Pure io andavo con loro n campagna a lavorare, stavo sempre con loro; lavoravo anche con la pioggia e la neve.                                                     

D - Ma a lei allora non piaceva andare a scuola oppure non aveva tempo di andarci?                                                                                                                

R -  No che non avevo il tempo. Però non mi piaceva neanche. Forse perché dopo scuola dovevo fare i compiti ed aiutare loro ,i miei genitori.  Mi sentivo sempre stanca, alla scuola non pensavo proprio, non ci avevo la testa.            

D - All'epoca si sentiva solo stanca? Non aveva altri disturbi?                         

R - No, questi disturbi per quel che mi ricordo, sono iniziati poco prima del matrimonio, poi man mano nel corso degli anni aggravati.                                 

D - Quanti anni fa si é sposata?                                                                             

 R - Quindici anni fa, ho una figlia di quattordici ed un' altra di dieci, tutte e due femmine. Io avevo diciotto anni quando mi sono sposata e mio marito trentadue, c'erano quattordici anni di differenza.                                                                     

D - Questo matrimonio lei lo ha voluto?                                                             

R - Ecco qua sta il punto secondo me. Si é trattato di un matrimonio combinato. Mio padre lo ha voluto. Mi disse infatti all’ epoca: “'Me la vedo io, non ti. preoccupare, é una buona famiglia, ho preso informazioni. Tu man mano ci farai l'abitudine." Io all’ epoca non ero stata fidanzata con nessuno; però c 'era un ragazzo che mi piaceva e che mi voleva bene, era un mio coetaneo, ma mio padre gli ha sempre detto di no.                                               

D - A lei piaceva più quel ragazzo?

R - Mi piaceva di più. Ci incontravamo qualche volta di nascosto. Poi mio padre é venuto a saperlo e lui non ha potuto fare più niente perché mio padre ha detto di no. Comunque é finita così . Poi conobbi mio marito.Conoscendo mio marito avevo fatto progetti del tutto diversi perché io volevo combinare il matrimonio tra mia cugina e mio marito. Gli ho fatto conoscere mia cugina ma lui disse che preferiva me e non mia cugina. Rimanemmo nel vago: ci vediamo, ci incontriamo. Poi invece di incontrarci venne subito in casa a parlare con mio padre.              

 Così ci siamo fidanzati. Però già nel periodo del fidanzamento io ero sempre fredda. Quando parlavo con i miei genitori dicevo: "Non lo voglio". Ma loro dicevano:" Non ti preoccupare, poi ti ci abitui; tu sei piccola, hai 18 anni, non capisci tante cose. Lui è già sistemato é un uomo maturo, ha già un posto. Perché lo devi lasciare?". Comunque tanto fecero che mi sono sposata.                                             

D - Cosa é successo dopo sposata?

 R - E' aumentato il lavoro in casa con due figlie, per cui ho continuato a stare sempre in casa. Anche se mio marito mi proponeva di uscire, io mi sentivo sempre talmente stanca che non lo facevo. Poi lui in passato non mi ha mai voluto aiutare in casa, diceva:”Io non faccio niente, lo devi fare tu. Se no tu che fai? Io vado già a lavorare fuori e tu poi mi vuoi mettere a fare lo schiavo in casa, a fare i servizi, ad accudire i bambini?"

Così molte volte ho pensato, quando le figlie hanno cominciato la scuola, di andare a lavorare. Ma qui anche mio padre mi sconsigliava e mi diceva:" Stai a casa perché tuo marito ha un buon stipendio e puoi stare a casa tranquilla". Però mia madre lavorava e lavora ancora.                                                        

D - Con le figlie com'era?

R- Molto attaccata. Non le lasciavo mai sole, non sono andata mai da nessuna parte proprio per non lasciarle sole, neanche alla mia famiglia le ho mai lasciate. Stavo sempre in ansia, non le lasciavo andare da sole a scuola, non ho mai permesso che frequentassero facevano la mia stessa  vita.

D - Come é cambiata la situazione venendo qui al Servizio?                                 

R - Le  cose sono cambiate quando sono riuscita a diminuire il lavoro in casa, Per parecchio tempo abbiamo parlato dei lavori che facevo in casa e del tempo che vi impiegavo. La dottoressa cercava di farmi recuperare delle quote di tempo disponibile per fare altro. Poi contemporaneamente si cercavano delle cose da fare fuori di casa che mi facessero sentire meglio. Cosi ho cominciato a rendermi conto che se uscivo e parlavo con gli altri, stabilivo un rapporto di amicizia, non avevo tutti i disturbi di cui mi ero sempre lamentata.                                                                                                

D - Ha cambiato quindi il tipo di vita?

R - Ho modificato i vari aspetti della mia vita, ad esempio con le due bambine ho cambiato atteggiamento. Se prima non c le facevo uscire, ho poi cominciato a mandarle sole a scuola; poi le ho iscritte ambedue alla palestra ancora, ora frequentano le amiche, studiano in compagnia ed escono a volte sole con le amiche.

D - Anche per lei sono cambiate le cose in questo senso? Ha cominciato a frequentare anche lei delle amiche?                                                                 

R - Prima di tutto mi sono iscritta alla scuola serale per prendere la  terza media, che mio padre mi aveva sconsigliato. L' ho fatto sia per poi pensare a qualche inserimento lavorativo, sia per iniziare qualche rapporto di amicizia al di fuori della famiglia. Alla scuola ogni sera fumavamo qualche sigaretta. Mi ricordo che non volevo accendere la sigaretta la prima volta. Adesso sono diventata più coraggiosa. Andando per un anno intero alla scuola serale, conoscendo altre persone ho cominciato a muovermi di più, ad uscire, ad andare in posti in cui non ero mai stata. Per esempio sono andata con i colleghi  di scuola in Provincia per fare delle richieste relative al concorso che ci interessava; sono andata da sola all'ufficio del medico provinciale per informarmi sulla pratica di invalidità civile che ho poi fatta ottenendo una percentuale di invalidità che mi consente di partecipare a concorsi pubblici anche dopo un certo limite di età.

Anche nel rapporto con la mia famiglia sono cambiata. Prima se uscivo era per andare a trovarli, ora se esco lo faccio con le amiche, con mio marito. Mi sono distaccata da loro, non mi sento più in obbligo di seguire i loro insegnamenti. In particolare non mi dover rispondere a mio padre delle cose che faccio.

 D - Quali sono queste cose che "dispiacerebbero a suo padre"?                    

 R -  La confidenza che ora dò agli estranei. Prima non accettavo neanche un passaggio in macchina da un conoscente, cosi mi aveva abituata mio padre. Inventavo delle scuse: "Devo fare un servizio qui vicino, non c'é bisogno che salga". Poi non riuscivo a dare il “tu” alle persone, anche alle vicine di casa. Non riuscivo a guardare gli altri in faccia.

 Ma la cosa più importante che ho fatto é stata di mettermi a lavorare.

D -  Cosa ha determinato la scelta di lavorare?

R -  Il fatto che ho capito che la casa mi faceva star male; mi sentivo obbligata a pulire soprattutto quando vi rimanevo sola. Così, attraverso delle conoscenze, ho avuto l'opportunità di fare un po’un lavoro di rappresentanza di articoli casalinghi. Ho cominciato a fare delle riunioni dimostrative a casa di altre persone, ho cominciato a girare molto di più, e soprattutto ho aperto la mia casa alle altre persone. Io che non volevo nessuno a casa mia! Io che per tenere la casa pulita stavo sempre in movimento, per mettere la cera, per lucidare i mobili!

D - Con suo marito é cambiato qualcosa?                                                               

R -  Oggi mi aiuta di più in casa. Poi un miglioramento c’è stato dal lato sessuale. Con la dottoressa infatti abbiamo affrontato questo tema del mio “avere vergogna" e le cose sono migliorate. Ho cominciato a prendere delle iniziative per far capire all'altro cosa per me fosse più soddisfacente. Ho sperimentato cose nuove e ho scoperto quelle che mi facevano piacere. Per esempio una cosa é sicuramente più soddisfacente ed è lo stare fuori casa senza le bambine e il pensiero dei servizi da fare in casa.