CENTRO PREVENZIONE SALUTE MENTALE DONNA

Responsabile: dr. Elvira Reale

 

Maria e gli attacchi di panico

 

D.        Per quale motivo  è rivolta al Servizio?

R.        Il mio problema è che avevo molta paura: mi mancava l'aria ed avevo una paura terribile di morire da un momento all'altro. In conseguenza di ciò non volevo rimanere sola a casa, non volevo allontanarmi da casa per paura che mi potesse succedere qualcosa: insomma stavo proprio male, male, male.

 

D.            Pensava a qualcosa da cui far dipendere questo il malessere?

R.        Io non pensavo niente: gli altri mi chiedevano se per caso era successo qualcosa, se fossi stata traumatizzata da qualcosa ma io non riuscivo a ricordare nulla; ero soltanto confusa e non riuscivo ad individuare quale problema c'era. 

 

D.        Cosa pensava allora di questo malessere? Lo vedeva come un fatto fisico?

R.        Si, si: era un Malessere proprio fisico. In alcuni momenti pensavo che mi sarebbe passato; gli amici soprattutto mi incoraggiavano dicevano:" Sono cose nervose. passeranno".. c'erano momenti terribili in cui pensavo solo al fatto stavo malissimo.

 

D.        Andava dal medico quando stava male?

R.        No, sono stata dal medico solo un paio di volte in questo periodo durato circa due anni. Sono andata anche dallo psichiatra che mi ha dato una terapia antidepressiva e mi ha consigliato anche la psicoterapia.

 

D.        In passato ha avuto altri periodi di questo genere?

R.        Da ragazzina, avevo dieci -undici anni. era morta mia nonna ed ero stata rimandata a scuola, ricordo che fu un periodo di molta ansia; poi in seguito sono sempre stata delicata sotto il profilo emotivo: ogni piccola contrarietà stavo male; poi il malessere forte è cominciato dopo sposata, quando ero incinta e all'ottavo mese seppi dall'ecografia che aspettavo due gemelli. Ricordo che la prima sensazione di soffocamento la ebbi scendendo le scale del laboratorio ecografico. Avevo ventun'anni e  mi sentivo male all'idea di tutta questa responsabilità.  Pensavo allora che non li accettavo, pensavo cose  molto cattive, pensavo speriamo che ......      In effetti le cose già non andavano bene e quando nacquero  i gemelli le cose si aggravarono. Appena sposata andai a vivere con mia madre e dopo pochi mesi cominciarono gli scontri con mia madre. Non mi sentivo una  donna libera: mia madre interveniva continuamente a dirmi le cose che dovevo fare in casa. Cominciai a rimpiangere il mio stato di signorina quando andavo a lavorare (ho smesso  con il matrimonio), e mi sentivo più libera e meno controllata. Poi con la nascita dei gemelli sentii la mia condizione ancora più pesante: mi pesava molto di essere diventata  madre così presto! mi sentivo oppressa; facevo le cose perché le dovevo fare, perché erano i miei figli, ma desideravo essere libera, avrei voluto godermi di più il matrimonio. D'altra parte c'era mia madre che mi diceva cosa dovevo fare: "Sei sposata, hai due figli devi farlo, come tutte le altre, è la vita che è così". Allora io facevo i servizi di casa ed accudivo i figli come un robot ma dentro di me non accettavo la situazione. Ero io che avevo volato sposarmi, nessuno mi aveva costretta  ma avevo un'altra idea del matrimonio. pensavo certo alle responsabilità ma anche alla spontaneità all'allegria; ed  invece avevo perso tutto!          

 

D.        Si sentiva diversa dagli altri per queste sensazioni, per questo modo di vedere? 

R.         Soprattutto sento di aver subito molto l'influenza altrui: non  riuscivo ad esprimermi a fare le cose come volevo io.  Ad esempio nel rapporto con mia madre: anche se mi ribellavo alla fine facevo sempre come diceva lei: mi lasciavo condizionare. E mia madre non mi ha mai dato sicurezza: per lei ogni cosa che facevo era sbagliata. Questo mi ha condotto a dubitare delle mie capacità: ad esempio  avrei voluto andare all'università ma poi, pensando che nonne sarei stata capace,ho ripiegato sulla scuola professionale. Oggi mi rendo conto che mi svalutavo perché gli altri mi facevano sentire in questo modo.         

 

D.        Quale é stato il momento preciso in cui si è rivolta al  Servizio? All'interno di questo percorso vi è stato poi un  momento in cui le è sembrato di non farcela più da sola?

R.        In effetti il malessere è iniziato all'ottavo mese di gravidanza da allora ho cominciato a sentirmi diversa, pensavo che non sarei più tornata ad essere come prima e cioé una ragazza spensierata ed allegra. Mi sentivo infelice. chiusa in un  mondo tutto mio di profonda tristezza. chiusa in un guscio di  depressione. Addirittura contavo i giorni che non ce la facevo ad alzare la testa dal cuscino! Sapevo che stavo male; però diciamo che non mi rassegnavo al fatto che dovevo restare così. I miei pensieri si alternavano; da un lato mi dicevo: “non andrà sempre così, mi dovrà passare”; dall'altro lato cadevo in una depressione così profonda che mi dicevo: “non guarirò più, starò sempre così, chissà che fine farò!          

 

D.        E' stata così male sempre in questo periodo? Sempre dall'ottavo mese di gravidanza?         

R.        No , non sempre. Devo distinguere alcuni periodi in questi ultimi tre anni. Sono stata male con la nascita dei figli per le cose che ho detto; poi sono stata male per il fatto che non si è realizzata una intesa con mio marito. Come mio progetto io volevo sposarmi, avere una famiglia, dividere con mio marito tutti i momenti brutti e belli, divertirci insieme. Non mi aspettavo che mi succedesse quello che poi  mi è successo. La convivenza ha creato molti problemi e anche  per i primi tempi la presenza di mia madre. Così cominciai a pensare ad una casa mia. ad una vita mia senza mia madre.  Poi quando la casa l'ho avuta, dopo tre anni, non mi ha dato più gioia. Ho lottato tanto per avere questa casa. cui attribuivo un valore risolutivo per i miei problemi, ma quando l'ho ottenuta ero tanto stanca, sfinita che non me la sono goduta. Dopo otto mesi che stavo in questa casa credetti di innamorarmi  mi di un altro uomo. In quel periodo ero convinta di amare  quest'altro. Con mio marito non c'era più rapporto, mi dava fastidio avere rapporti fisici con lui, sentivo di  non amarlo più.

 

D.        E in questo periodo il malessere era forte?          

R.        No allora sono stata bene non avevo più l'ansia, solo un poco perché sapevo di non fare una cosa giusta. però dall'altro lato ero così impegnata a pensare a quest'uomo, che  mi sentivo scorrere una nuova vita; mi sembrava di essere  ritornata la ragazza libera ed allegra, non più la donna sposata.          

 

D.        Perché poi é venuta al Servizio?         

R.        Quando poi il rapporto con quest'uomo é finito, mi ha deluso profondamente. sono stata anche peggio di prima. Cominciò di nuovo e più forte di prima la paura che mi mancava l'aria. Diventò per me un incubo: ricordo che una notte mi svegliai  e cominciai a notare che respiravo ma non veniva l'aria, la prima, la seconda, la terza volta, cominciai ad avere una paura terribile; andavo avanti e indietro come una pazza, ma   l'aria non mi veniva. A quel punto mi prese il panico e dissi che stavo morendo.   In quel periodo pensai anche a ricoverarmi. Dopo questa vicenda. mi ritrovai di nuovo a casa a fare le solite cose, occuparmi della casa e dei figli: ero fissata per la pulizia.    

 

D.        In che cosa è cambiata la situazione oggi? ed i sintomi?         

R.        Oggi non li vivo più allo stesso modo, riesco a controllarli non mi fanno paura e soprattutto non ho più bisogno di  ricorrere all'aiuto degli altri. Poi venendo qui sentivo che la vita per me acquistava più  senso, cominciavo di nuovo a godere delle piccole cose, mi  sentivo più padrona di me stessa, più soddisfatta e più capace. 

 

D.        A casa invece continuavano a considerarla incapace?         

R.        A casa, mia madre mi ha sempre considerata una bambina, mi  ha sempre detto come dovevo comportarmi, come, ad esempio, con la scelta del lavoro: io volevo fare la stilista, lei mi persuase a fare la segretaria. Con mia madre le cose non sono cambiate lei mi vede sempre allo stesso modo. Con  mio marito invece mi rendo ora conto che lui si appoggia a me,    mi chiede consiglio: quindi anche se dice che io sono  una bambina in sostanza mi considera diversamente.         

 

D.        la che modo cambiava rispetto ai suoi malesseri?         

R.        I malesseri si sono attutiti progressivamente: ogni volta che avevo una crisi (attacco di panico) ne parlavo con la dottoressa e si cercava sempre un collegamento, una spiegazione di qualcosa che  nella mia giornata, nel rapporto con gli altri mi aveva  dato fastidio senza che io sul momento me ne accorgessi.  Ho imparato a capire che per me certi problemi esistono.  Allora li prendo in considerazione, ci ragiono sopra e cerco anche una soluzione. In passato invece gli altri riuscivano a convincermi che una cosa o un dato fatto non erano un problema, ora io mantengo la mia opinione che un problema c’è. Questo mi permette di capire perché sto male in determinate circostanze. Mi permette poi di capire quali sono le cose della mia vita  che non mi vanno, senza più lasciarmi catturare da quello che dicono gli altri. Ad esempio oggi affronto diversamente il  problema della monotonia del rapporto familiare; prima davo  ragione a mia madre che le cose stavano in questo modo e così  dovevano andare. Comincio con mio marito ad esprimere il  mio modo di vedere le cose, le mie esigenze; certo non sono  ancora riuscita a modificare le cose come sarebbe il mio desiderio. E' comunque cambiato il mio atteggiamento verso il dover   fare le cose per forza, come la pulizia della casa: sono diventata molto più libera, mi concedo la possibilità di  pulire la casa solo se ne ho voglia, altrimenti riesco a fa re altre cose senza sentirmi in colpa. Poi riesco a fare cose che prima non mi riuscivano: ad esempio stare sola a casa, uscire in macchina da sola (ma non per tragitti lunghi); però ci sono altre cose che voglio ancora fa re e per il momento non mi riescono.         

 

D.        Il rapporto con il Servizio è concluso?         

R.        Si, soprattutto perché io ho interrotto quando ho visto una  serie di miglioramenti consistenti e ho pensato che avevo raggiunto i miei scopi, oggi però mi farebbe piacere ancora mantenere il rapporto  perché sento che c'é dell'altro cammino da fare.        

 

D.            Un'ultima domanda: cosa ha significato per lei il fatto che il Servizio è costituito da operatrici donne?          

R.        Mi ha agevolato perché ho visto che ci sono donne che riescono a fare le cose che vogliono, donne capaci che sanno il fatto loro, che riescono a fare quello che si sono prefisse.          

 

D.        Ed ancora: l'effetto principale dell'intervento di questo Servizio?          

R.        Riuscire a far vedere le cose sotto un altro aspetto: sotto  un aspetto più realistico.