CENTRO PREVENZIONE SALUTE MENTALE DONNA

Responsabile: dr. Elvira Reale

 

IL PROTOCOLLO DI RILEVAZIONE

 DELLA VITA QUOTIDIANA E DELLA  STORIA PERSONALE

 

1. Presupposti generali dell'analisi della vita quotidiana

2. Presentazione del protocollo    3. Uso del protocollo 

4. Alcuni elementi di metodo

 

1. Presupposti generali dell'analisi della vita quotidiana

L'analisi della vita quotidiana è lo strumento capace di mettere in evidenza i contenuti di oppressione e subordinazione presenti nell'esercizio del ruolo femminile. L'importanza di cogliere questi aspetti del ruolo sta nel fatto che essi divengono anche le parti costitutive del processo di ammalamento della donna.

Il processo di ammalamento ricalca alcuni dei modi di formazione del processo di strutturazione del ruolo. Questi modi fondamentali sono da rintracciarsi nel progressivo restringimento degli spazi di espressione personale della donna, a vantaggio degli spazi di altre figure del contesto. Questo terreno comune ai due processi fa sì che si possa parlare di un percorso preferenziale della donna verso la malattia. Il ruolo femminile costituisce cioè un terreno fertile per la costruzione di quella che abbiamo chiamato "percezione di malattia".

Come si realizza allora, nell'ambito della formazione del ruolo femminile, il restringimento degli spazi di vita personali, e come l'analisi della vita quotidiana può rendere evidente questo processo?

Gli aspetti fondamentali di oppressione del ruolo femminile sono da rintracciare nel rapporto particolare che intercorre tra sessualità e lavoro. Analizzeremo in breve questo rapporto.

Sessualità e lavoro nella donna costituiscono due entità funzionalmente connesse. Il lavoro domestico-familiare, nella sua caratteristica di lavoro socialmente non riconosciuto, e quella extradomestico come lavoro dipendente e subordinato al primo, trovano la loro giustificazione sociale nella specifica natura sessuale della donna (rivolta alla procreazione come sua funzione principale).

Da ciò discende l'esistenza da un lato di un lavoro radicato nell'affettività: di un lavoro dipendente dalla condizione sessuale della donna; dall'altro, di una sessualità che si declina in termini di lavoro concreto [i].

Il lavoro, radicato nella sensualità ha una configurazione particolare: presenta rispetto a  modi e ritmi una struttura continua e totalizzante; si esplicita in mansioni specifiche [ii]. Lavoro e funzione naturale costituiscono gli aspetti contigui e spesso fusi e intercambiati della realtà femminile. Il lavoro per la donna si radica nell'affettività e come tale è naturalizzato; ed alla sua affettività ovvero natura  - si richiedono implicitamente contenuti di lavoro concreto. Ciò determina il rimando, il continuo nascondimento dell'uno rispetto all'altro e la continua denominazione dell'uno per l'altro. Questa ambiguità dei due aspetti di vita della donna - ambiguità intesa come diversi modi di lettura e codifica della stessa realtà - è mantenuta in piedi da modelli sociali che tendono a separare i due aspetti. In questa separazione la funzione naturale, la specifica condizione sessuale della donna è messa al primo posto come funzione sociale primaria femminile ma svuotata di ogni significato di lavoro produttivo. Il lavoro "produttivo esterno", quando si dà, è considerato subordinato al primo, in quanto non inerente la funzione fondamentale della donna, e in quanto secondario. La subordinazione del lavoro extrafamiliare è data dalla limitazione costituita dal carico di lavoro casalingo-familiare, che alla donna compete in toto od in parte, ma sempre comunque in misura preponderante rispetto a quanto non accada per gli altri membri del nucleo. Ed è una condizione di subordinazione che vale anche nel caso in cui non vi sia alcun carico di lavoro domestico: difatti l'organizzazione sociale del lavoro assume quello femminile in ogni caso come subordinato perché sempre gravabile dell'altro lavoro (quello familiare).

Come conseguenza di tutto ciò si ha che: la funzione naturale (madre) separata e concepita in termini esclusivamente naturalistici, è funzionale al nascondimento di una realtà di lavoro concreto e alla giustificazione di un lavoro esterno svalorizzato. Il lavoro femminile familiare e quello extrafamiliare, concepiti l'uno come lavoro non produttivo e l'altro come lavoro produttivo ma subordinato al primo, determinano la svalutazione della donna come soggetto sociale. Questo tipo di svalutazione della donna nel sociale funziona poi come aggregazione, da parte della singola donna, di vissuti di subordinazione, dipendenza e svalutazione.

Questa particolare composizione delle funzioni di ruolo femminile determina una confusione degli spazi di vita per sé e di quelli degli altri. Se affettività e lavoro sono strettamente uniti, come può riuscire la donna con facilità a distinguere il lavoro che rivolge alla cura degli altri dall'espressione di una qualsiasi esigenza personale? In questa prospettiva il "per sé" e il "per altri" sono difficilmente separabili. La conseguenza di ciò è nel fatto che il lavoro principale della donna è la cura degli altri; questa cura è presente sia nel lavoro familiare, sia in tutte le attività esterne di lavoro o anche non di lavoro. La cura degli altri al di fuori dell'ambiente familiare vuol dire due cose: una prima che, anche quando la donna si rivolge all'esterno, deve pensare e provvedere alla cura e al benessere dei componenti del proprio nucleo; una seconda che, quando entra in rapporto con altre persone nell'ambiente esterno, le è richiesto di sviluppare le stesse modalità di cura che rivolge ai componenti dell'ambiente familiare.         La cura degli altri inoltre aumenta man mano che con l'età si sviluppano i rapporti sociali ed affettivi. Se ad esempio per una ragazza adolescente la cura può rivolgersi a persone limitate del proprio ambiente, per una donna adulta, sposata, con figli, e che per giunta lavora fuori casa, le attività di cura degli altri dovranno necessariamente dilatarsi ed espandersi.

La cura degli altri che discende dalla funzione naturale primaria della donna (la cura della prole) prevede nel corso storico della sua espansione il restringimento progressivo della cura personale (cura di sé) della donna. Con la cura personale intendiamo le attenzioni materiali ed affettive che la donna rivolge a se stessa ed ai suoi interessi e alle sue esigenze.

La cura di sé vuol dire anche protezione dei propri spazi di vita, rispetto all'invasività distruttiva costituita dalle esigenze e dagli interessi altrui. Il massimo della invasività e del "nascondimento" si osserva quando - come spesso frequentemente accade - la donna dichiara che il "suo piacere" consiste esclusivamente nel piacere e nel benessere degli altri. 

In questo quadro, costituito dagli aspetti fondamentali di formazione del ruolo femminile, si inserisce l'analisi del quotidiano e della storia personale, come strumento in grado di poter rivelare gli aspetti più oppressivi del ruolo. L'analisi della vita quotidiana ricostruisce e mette in evidenza i contenuti di lavoro concreto, i carichi materiali ed affettivi, le responsabilità che la donna si assume, spesso inconsapevolmente, durante la gestione dei rapporti affettivi e dei rapporti familiari. Il quotidiano è analizzato sia nella dimensione attuale che in quella storica.

L'analisi del quotidiano attuale, ha come presupposto il considerare il lavoro familiare ed i rapporti familiari come centrali e come prototipi delle altre attività e degli altri rapporti. Il lavoro familiare con le sue caratteristiche diviene il riferimento costante nell'analisi di ogni attività femminile. Ciò permette di far risaltare agli occhi della donna, in ogni  situazione, la confusione tra le proprie esigenze e quelle altrui, e di mettere dei limiti tra ciò che è il proprio interesse personale e quelli che sono gli interessi del contesto. Questa analisi mira a rintracciare gli aspetti di lavoro concreto celati dietro le varie funzioni affettive, ed a distinguere ciò che è fatto per sé da ciò che è fatto per altri; essa viene condotta in tutti gli ambiti in cui si esprimono le attività della donna.

Dall'analisi del quotidiano emerge che:

a.       l'attività domestica è un lavoro, ed è un lavoro particolare perché non consente alla  donna spazi liberi da esso; è quindi totalizzante e come tale non confrontabile con quello altrui (maschile), e per di più non è retribuito. Il lavoro esterno non esime la donna da quello domestico-familiare.

b.      Il lavoro esterno si configura come "doppio lavoro" o lavoro in più, secondario rispetto a quello familiare e svalorizzato sul mercato.

c.       Ogni altra attività esterna alla famiglia, così come ogni altro rapporto fuori della sfera familiare, si configura come dipendente dalle esigenze del  lavoro familiare e da questo condizionato nelle sue modalità espressive (di modo, di  tempo, di, luogo, ecc. ). In queste attività comprendiamo quelle che si svolgono  nelle seguenti sfere: l'attività di studio, rapporti sociali, i rapporti sessuali, le attività di tempo libero.

L'analisi del quotidiano storico è localizzata intorno alle tappe di formazione del ruolo. Queste tappe sono state individuate in rapporto ai momenti evolutivi dello sviluppo biologico-sessuale della donna. Il riferimento allo sviluppo biologico non deriva ovviamente da una nostra concezione naturalistica del ruolo femminile, ma dal fatto che le richieste da parte del contesto, di farsi carico di determinati compiti ed attività, si organizzano intorno ai parametri evolutivi dello sviluppo biologico. Man mano che la donna procede attraverso la maturazione biologica del corpo verso la funzione di madre, ecco che aumentano i "dover essere" in relazione alla cura e all'accudimento degli altri. Le tappe così individuate risultano essere degli strumenti di aggregazione dei dati storici piú significativi del quotidiano di una donna in quanto mettono l'accento sui momenti centrali e determinanti della pressione delle istituzioni, prima fra tutte quella familiare, volta a controllare ed eliminare spinte eversive e deroganti rispetto all'assunzione dei compiti di ruolo. Le tappe storiche della formazione della funzione sessuale/biologica sono quindi esaminate nel loro farsi concreto e quotidiano e nel loro costituire un progressivo restringimento degli spazi di "libero movimento" della donna.

Esse sono:

Infanzia - già nell'infanzia comincia l'analisi dei carichi di lavoro e responsabilità che vanno sotto il nome di "cura degli altri". Quali sono allora questi carichi, e con che modalità vengono svolti? Come poi questi carichi limitano la sfera personale delle attività di studio, di gioco, di rapporti con i coetanei? ecc.? Quali figure del contesto sono coinvolte in questa limitazione?

            Menarca/adolescenza - l'adolescenza costituisce il momento in cui per la donna si sviluppano i divieti intorno alla sessualità. Questi divieti trovano una loro giustificazione nel dover riservare le energie delle donna all'apprendimento di funzioni e compiti di ruolo. E' questa la fase più tipica dell'addestramento di ruolo, fase in cui alla ragazza possono essere anche avanzate richieste di lavori e compiti in sostituzione della madre. La funzione principale della donna è in questa fase l'apprendimento della funzione materna o della funzione di cura degli altri. Ogni altra attività, compresa quella sessuale, risulta chiaramente fuorviante e dispersiva. Anzi si può dire che la libera espressione della propria esigenza sessuale risulta essere più confliggente di altri tipi di esigenze con il compito di apprendimento della funzione di cura. In questa tappa, come nelle altre, si potrà procedere al confronto tra i compiti affidati alle figure maschili, e i compiti affidati a quelle femminili; con particolare riguardo alle rispettive restrizioni in campo sessuale. Va da sé cogliere quindi il nesso esistente tra limitazioni della sfera sessuale e di ogni altra sfera in cui si coltivino interessi personali, più o meno confliggenti con il contesto, e ampliamento dei carichi di cura e responsabilità nei confronti di altri. Infine si cercheranno di cogliere i ruoli che le altre figure del contesto hanno o hanno avuto nei confronti di questo addestramento della ragazza, in particolare si analizzerà il ruolo dei genitori.

            Maternità/matrimonio - Siamo qui nella tappa "più calda" della strutturazione del ruolo femminile. La donna dà qui prova di sé e delle sue capacità di apprendimento degli imperativi del ruolo; è chiamata alla verifica di quello che sa fare e del come lo ha imparato. In questa tappa si addensano il maggior numero di richieste del contesto: si tratta di assumersi, in maniera difficilmente derogabile, una serie di compiti che riguardano i figli, il marito (o il partner) , la casa. Si tratta inoltre di assumersi la cura dei figli piccoli che è una cura ancor più totalizzante di altre (si pensi ad esempio al lavoro notturno con i bambini piccoli). Ed inoltre, nel caso della donna occupata nel mercato, a questo lavoro già di sé particolarmente totalizzante va ad aggiungersi il lavoro esterno. Se spazi personali in  passato erano esistiti anche per la donna, con la maternità questi spazi subiscono una grave limitazione. Contribuiscono ad aggravare questa limitazione le regole che riguardano il comportamento della buona madre e della buona moglie. E' importante allora far venire fuori quali siano queste regole (che possono essere espresse direttamente o indirettamente), chi le pone, e secondo quali modelli. Anche in questa tappa vale esplorare il ruolo che hanno le altre figure: ad esempio quella del partner/marito nei confronti della prole.    

            Menopausa - Questa tappa è stata considerata come termine della vita sessuale della donna e come tale anche termine delle sue funzioni di ruolo. Sia l'una che l'altra di queste affermazioni sono inesatte e veicolo di pregiudizi sulla donna. La vita procreativa finisce ma non certo quella sessuale! Ed inoltre i carichi di lavoro legati alla funzione di accudimento continuano  e in certi casi possono anche essere incrementati. Rimane alla donna il lavoro per la casa, per il marito e in molti casi il lavoro per le nuove famiglie create dai propri figli, che si sono (per modo di dire) autonomizzati. Si incrementa in questa tappa la funzione di cura verso le persone del nucleo ammalate e colpite dagli acciacchi della vecchiaia. Spesso si aggiunge un nuovo carico per la donna (un carico che nel nostro lavoro è capitato spesso di dover prendere in considerazione): il ma rito andato in pensione, che soggiorna in casa tutta la giornata impedendo alla donna le piccole espressioni della propria libertà di organizzare il lavoro familiare. In definitiva ogni tappa  ha le sue incombenze e i suoi compiti legati   al ruolo della maternità; è pur vero comunque che nell'età in cui la maternità si sperimenta direttamente la donna si trova a dover fronteggiare compiti impellenti non sempre sostenibili. Ma bisogna dire che la pratica appresa a limitare i propri spazi continua a mantenere la sua efficacia anche quando sarebbe possibile recuperare alcuni di questi spazi. Cosi può succedere che le donne non riescano a recuperare delle proprie libertà anche quando sono caduti degli impedimenti oggettivi (ad esempio la crescita dei figli, e la non necessità di occuparsi di altri bambini).

             L'analisi della vita quotidiana è lo strumento che permette di leggere gli aspetti di oppressione insiti nel ruolo femminile: essa induce la donna a porre attenzione a fatti concreti come la quantità di lavoro materiale ed affettivo; induce a fare confronti tra il proprio lavoro, i propri compiti e quelli altrui, evidenziando differenze nella divisione di compiti quanto meno ingiustificabili; induce a collegare fatti, compiti ed atteggiamenti propri sotto il denominatore comune del prendersi cura degli altri per "dover essere di ruolo"; induce al riconoscimento della restrizione della propria sfera di attività; ed infine induce al desiderio di cambiamento della propria situazione di vita. Quando la donna non riesce da sola a leggere gli aspetti di limitazione personale insiti nel proprio ruolo, considerando questi ultimi dal punto di vista  del contesto, e cioè come praticabili e legittimi, non si rivolge verso la strada del cambiamento della propria condizione di vita, ma verso la malattia come dichiarazione della propria impotenza soggettiva.

Ecco allora che l'analisi della vita quotidiana, dei fatti specifici attraverso cui passa la restrizione dei propri spazi di vita, diviene strumento fondamentale anche dell'analisi della sofferenza sotto la specifica   veste della malattia.

La successiva domanda che ci porremo, e cui risponderà un successivo strumento di intervento è: come si costruisce la percezione di malattia, e a partire da quali fatti, eventi, atteggiamenti della donna e del suo contesto nella vita quotidiana?

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2. Presentazione del protocollo        

Il protocollo costituisce una elaborazione e modifica della scheda di intervento illustrata nella precedente pubblicazione del CNR (Progetto finalizzato prevenzione malattie mentali)[iii]. I presupposti concettuali sono comunque i medesimi: si vogliono infatti determinare le modalità espressivo-restrittive del ruolo femminile nella sua attualità e nella sua strutturazione storica, a partire dall'infanzia per giungere alla menopausa attraverso le tappe dell'adolescenza e della maternità. Le sfere di attività quotidiana da esplorare nelle varie tappe del ruolo rimangono le stesse: il lavoro familiare, il lavoro extrafamiliare, lo  studio o la formazione, i rapporti sociali, i rapporti sessuali, il tempo        libero, il progetto e gli interessi personali.

Ciò che cambia è il rapporto tra quotidiano e storia del ruolo: non costituiscono più parti separate e diverse, ma un unico schema di analisi delle attività quotidiane diviene lo strumento per esplorare sia il presente che le tappe ed i periodi passati. Un ulteriore cambiamento è rappresentato dall'attenzione rivolta agli aspetti del quotidiano che riguardano i  carichi di lavoro e di responsabilità assunti dalla donna e richiesti dal        contesto. Questa nuova attenzione è determinata dagli ultimi sviluppi della ricerca in corso: si è infatti rilevato che l'elemento fondamentale della formazione della percezione di malattia è lo "scontro" tra le richieste del contesto, volte a far assumere alla donna determinati compiti di ruolo, ed i tentativi messi in campo dalla donna per sottrarsi ad essi.        

Il protocollo è strutturato in sei parti che analizzano sei sfere dell'attività quotidiana: 

la 1° parte analizza i contenuti del lavoro familiare

la 2°, il lavoro extrafamiliare;

 la 3°, le attività di studio e formazione;

la 4°, i rapporti sociali extra-familiari;

la 5°, l'attività sessuale;

 la 6°, il tempo libero o tempo per sé ( interessi e spazi personali).     

            Ogni parte si articola in tre sezioni (A, B, C) che analizzano, ciascuna per la propria sfera di competenza, le attività proprie (della donna); le attività altrui (delle altre figure significative del contesto): le caratteristiche generali della attività. 

            Le sezioni A e B di ciascuna parte si suddividono a loro volta in tre sottosezioni che analizzano, sempre rispetto alla attività di competenza  della loro parte, i carichi di lavoro, le responsabilità e gli atteggiamenti assunti, richiesti e desiderati sia dalla donna che dalle altre figure del contesto.

Le sezioni A e B prevedono (nella loro articolazione in sottosezioni) il riferimento ad una serie di ambiti direzionali, che illustrano e definiscono nello specifico la  direzione (il "da chi" e il "verso chi") dei carichi di lavoro, delle responsabilità e degli atteggiamenti. Gli ambiti  direzionali variano a seconda delle parti e delle sfere di attività prese  in considerazione.

Gli ambiti direzionali delle varie attività espresse in carichi, responsabilità, ecc., sono definiti secondo otto indici di rilevazione qualitativa.

Essi sono: l. tipi; 2. modi; 3. tempi; 4. luoghi; 5. motivi; 6. aspettative; 7. riconoscimenti; 8. difficoltà.                    

La sezione C non prevede sottosezioni né ambiti direzionali. Essa costituisce una rilevazione  sintetica delle caratteristiche generai delle varie sfere di attività prese in considerazione. L'analisi generale di queste attività viene effettuata attraverso tredici indici di rilevazione: 1. tipi; 2. modi; 3. tempi; 4. luoghi; 5. motivi; 6. aspettative; 7. riconoscimenti; 8. difficoltà; 9. gestione; 10. modello; 11. progetto; 12. ostacoli; 13. eventi di vita.           

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3. Uso del protocollo   

Il protocollo serve ad esplorare ed analizzare le attività che una persona svolge nell'ambito del suo quotidiano. Esso inoltre raccoglie informazioni circa gli atteggiamenti che la persona assume nei confronti delle attività svolte o da svolgere, e nei confronti delle altre figure del contesto. Questo strumento deve poter fornire un quadro generale del tipo di vita che la persona attualmente conduce e che ha condotto in passato. Pertanto esso è strutturato secondo uno schema che serve ad analizzare sia il presente che il passato. L'operatore allora dovrà inizialmente definire l'ambito storico rispetto al quale intende raccogliere le informazioni (Epoca). La determinazione del periodo, da analizzare di volta in volta,  dipende essenzialmente dai temi che l'utente porta in discussione. Nella generalità dei casi si comincia dall'attualità della vita quotidiana per poi ripercorrere a ritroso tutta la storia. L'analisi del quotidiano attuale comprende il periodo della malattia ma anche il periodo e la fase antecedente. Questo succede quando l'inizio della malattia non è molto arretrato nel tempo: in tal caso sia la malattia che la fase antecedente ricadono in una stessa tappa (adolescenza, matrimonio, ecc.) Il quotidiano analizzato comprenderà quindi anche il riferimento alle funzioni interrotte o a quelle modificate. L'interesse dell'operatore non va però concentrato su questi dati (la cui raccolta spetta ad altri strumenti: cartella clinica e protocollo di percezione di malattia) ; ciò che qui interessa è stabilire il tipo di vita (carichi di lavoro, responsabilità, ecc. ) che la persona conduceva nella tappa di ruolo in corrispondenza della quale si è poi determinato l'evento malattia. Successivamente l'operatore passerà ad analizzare le tappe di vita precedenti, tenendo presente la periodizzazione fornita dallo sviluppo del ruolo. Per ognuna delle tappe di vita passate userà lo stesso schema del quotidiano attuale. E' ovvio che il ricordo dei fatti quotidiani che riguardano il passato potrà essere molto più sfumato, o in alcuni casi tenderà ad essere inesistente. Ciò vuol dire che la raccolta dei dati del passato avrà tempi più lunghi, e intervalli nei quali la persona potrà oscillare da un periodo all'altro della sua vita. L'ordine dei fatti, e la determinazione della loro appartenenza ad un periodo o all'altro, dovrà essere tenuto o ricordato dall'operatore.

 Si potrà verificare inoltre che la persona dia più versioni della storia del suo quotidiano l'operatore di volta in volta annoterà le varie versioni date in tempi diversi.

 Le diverse "versioni" della propria storia dipendono dal fatto che la persona, nel corso dell'intervallo modifica il proprio punto di vista su di sé, sulla malattia e sulla sua vita; ciò comporta come effetto una reinterpretazione dei fatti e degli accadimenti che vengono visti e presentati sotto una nuova luce. Sempre per questo motivo possono essere richiamati alla memoria situazioni, fatti particolari, atteggiamenti che nell'ottica precedente non trovavano un loro spazio ed una loro giustificazione. Tutto ciò significa per l'operatore aspettare che l'utente esprima più e più volte la sua storia, ritornando su periodi già narrati per mettere in luce fatti e atteggiamenti nuovi. Per ogni tappa di vita, sia attuale che passata, l'operatore deve concentrare la sua attenzione sui carichi di lavoro e sulle responsabilità che di volta in volta la donna si assume e il contesto le richiede.

Carichi di lavoro e responsabilità configurano complessivamente la funzione di cura per gli altri. Su questa funzione l'operatore deve insistere per mostrare alla donna il come e il perché si formano determinati vissuti di insufficienza ed incapacità.

 La percezione di incapacità (che come vedremo si lega strettamente ai vissuti di malattia) nasce proprio nel tentativo di adempiere ai doveri di accudimento nei confronti di altre persone e nelle eventuali deroghe a questi doveri. L'operatore inoltre, in ogni sfera di attività del quotidiano, deve mostrare alla donna, attraverso il confronto tra il suo carico di lavoro e quello altrui, le differenze tra la sua condizione di vita e quella altrui. Ciò favorisce da parte della  donna una critica dei modelli e degli stili di comportamento che sono alla base del suo malessere.

Un altro confronto che l'operatore deve stimolare è quello tra la disponibilità della donna a farsi carico di certi compiti, e le richieste del contesto. Spesso le richieste del contesto si mantengono molto al di sopra di quello che la donna è disposta a dare relativamente alla sua funzione di cura degli altri. A questo confronto va aggiunto quello tra ciò che la donna effettivamente svolge e quello che desidererebbe fare.

 L'analisi del desiderio serve ad esplorare quel campo di esigenze personali che i doveri di ruolo tendono a nascondere. Lo stesso confronto va operato anche nell'analisi delle attività altrui ciò che qui interessa far emergere è la differenza di situazione con la donna. Più spesso gli altri, e in genere le figure maschili del contesto realizzano tra i tre livelli un maggiore equilibrio. Va fatto notare alla donna come eventualmente per gli altri (o per alcune altre figure del contesto) non vi siano eccessive divaricazioni tra ciò che si fa in termini di cura per gli altri, ciò che il contesto richiede (e per esso i modelli dominanti) e ciò che si desidera fare.

Contestualmente l'operatore sviluppa l'analisi degli atteggiamenti che la donna assume, che il contesto le richiede, e che lei desidererebbe assumere.

Nell'analisi degli atteggiamenti vanno sottolineati gli atteggiamenti di ruolo come ad esempio: la mancanza di aggressività, la passività, la dipendenza, la disponibilità (a farsi carico dei problemi altrui), la tendenza a sottovalutarsi, il bisogno di protezione affettiva, la subordinazione alle figure maschili, la svalutazione delle altre figure femminili, ecc. Essi vanno analizzati in ogni sfera del quotidiano e della storia personale nel rapporto con le figure significative del contesto di vita. Questi atteggiamenti sono effettivamente rappresentativi delle esigenze espressive della donna? Come si sono formati? E' stato ad .esempio il contesto, con le sue richieste e le sue censure a determinare l'assunzione di atteggiamenti di questo tipo? Per rispondere a questi interrogativi è utile la comparazione degli atteggiamenti assunti dalla donna nel corso della vita. Si potrà vedere in  questo modo quali sono stati gli atteggiamenti incentivati e quelli disincentivati dal contesto, e come e perché. Si potranno poi analizzare quegli atteggiamenti che, considerati antifemminili, incontrano la disapprovazione del contesto e della donna stessa, e che contribuiscono ad una percezione di sé come di persona 'diversa o anormale'.

L'operatore poi procederà all'analisi degli atteggiamenti altrui, mettendo in evidenza come in altre situazioni determinati atteggiamenti siano favoriti e promossi dal contesto (ad esempio l'aggressività nei maschi).  Anche per l'analisi degli atteggiamenti si procederà (sia nel caso degli atteggiamenti della donna che per quelli altrui) al confronto tra atteggiamenti assunti, richiesti e desiderati.

Un altro criterio generale da tenere presente nell'uso del protocollo è la raccolta dei dati disaggregata per sesso. Ciò significa che l'operatore deve sempre proporre una visione dei problemi e delle situazioni in cui l'operatività maschile venga ben differenziata da quella femminile. Così ad esempio la coppia genitoriale sarà suddivisa in padre e madre, il gruppo di fratelli, dei figli, dei colleghi, degli amici, dei parenti sarà disaggregato in maschi e femmine.

Questo facilita l'assunzione di un punto di vista sulla realtà che sia maschile o femminile e che favorisca la donna nella  reinterpretazione di una serie di fatti che hanno contribuito, con la loro oscurità legata ad una pretesa neutralità sessuale, a provocare vissuti di  sofferenza e/o malattia.

Passiamo ora a considerare i problemi che riguardano la quantità di dati da raccogliere. 

Il protocollo è stato elaborato tenendo presente l'espansione massima della vita quotidiana di una persona. Si sono quindi considerati sei sfere di attività; per ogni sfera è stato previsto il riferimento alle figure del contesto più rappresentative (ambiti direzionali); ed infine in ogni sfera si sono determinati i compiti e le attività della donna e quelle altrui con il riferimento a tre piani di indagine (essere, dover essere, desiderio).

Questa notevole estensione dei dati da raccogliere non costituisce però una regola rigida. Non sempre infatti l'operatore avrà la necessità o la  possibilità di esaminare ogni cosa. Dall'analisi della situazione dell'utente l'operatore ricaverà di volta in volta le indicazioni necessarie per l'uso estensivo o minimale del protocollo. Al minimo potrà utilizzare la sezione C di ogni sfera di attività (caratteristiche generali dell'attività presa in considerazione); l'uso di questa sezione potrà fornire un quadro sintetico della condizione di vita dell'utente. Infine potrà utilizzare solo alcune sottosezioni, o, fare riferimento solo ad una parte degli ambiti direzionali. Anche le sei sfere di attività potranno non essere tutte usate: basti  pensare ad esempio ad una donna che non svolge e che non ha mai svolto  un'attività lavorativa esterna alla casa; così vi potrà essere qualcuno che non ha rapporti sociali al di fuori della famiglia; ecc.

Per quanto riguarda le varie epoche da prendere in considerazione, l'indicazione ottimale è quella dei periodi coincidenti con le tappe di formazione del ruolo. Ma neanche questa costituisce una regola rigida: si potrà verificare infatti l'esigenza di dettagliare maggiormente un periodo; così ad esempio potrà sorgere la necessità di analizzare, all'interno della tappa della maternità, il periodo di tempo in cui i figli sono piccoli (al di sotto dei 10-14 anni) distinto dal periodo in cui i figli sono più grandi. Si potrà dare il caso, al contrario, che non sorga la necessità di analizzare una delle tappe previste; si pensi al caso di una donna anziana per la quale il periodo dell'infanzia è troppo distante dalla situazione attuale e la cui analisi a conti fatti appare poco produttiva.

Inoltre l'analisi delle varie tappe dipende ovviamente dall'età della persona: in una persona molto giovane i periodi da analizzare potranno essere più dettagliati; nelle persone anziane vi sarà l'esigenza di riassumere anche le tappe principali.

Il protocollo di analisi della vita quotidiana non è uno strumento di rilevazione sociologica dei dati di una persona e del suo contesto. Esso, come gli altri strumenti, va usato nel contesto del rapporto clinico, con l'utente, costituendo una griglia per la lettura e la sistemazione dei fatti quotidiani. Non si sovrappone quindi all'esposizione dei fatti che l'utente porta in discussione, coartandone la spontaneità.

L'operatore deve imparare a farne uso come strumento di orientamento del proprio intervento terapeutico. E' consigliabile che l'operatore nel rapporto con l'utente utilizzi il diario clinico come luogo dove trascrivere, il più fedelmente possibile, i problemi e i fatti portati in discussione; in un secondo momento organizzerà e raccoglierà i dati che non sono stati annotati nello spazio previsto dal protocollo.

Per una rapida lettura dei dati raccolti l'operatore può organizzare delle griglie in cui si staglino i momenti salienti sia della storia del ruolo del quotidiano Le griglie possono risultare utili per una lettura dei dati evolutivi che riguardano gli aspetti del ruolo e le conseguenti attività del quotidiano. Il dato evolutivo per eccellenza è la restrizione graduale degli spazi di vita per sé, a vantaggio degli spazi di vita altrui. Questo dato è valutatile sia sul piano qualitativo che quantitativo. Sul piano qualitativo si tratta di stabilire le funzioni e le attività, che la donna svolge in nome di un interesse altrui; sul piano quantitativo si definiscono i tempi spesi per la cura degli altri in confronto ai tempi spesi per la cura di sè.  

Queste griglie, o schemi di lettura rapida, potranno essere facilmente approntati ciascuna per ogni periodo o tappa di vita aggregando le varie sfere di attività (le sei del protocollo) con i loro ambiti direzionali, valutando per ciascun ambito la quantità di lavoro svolto per gli altri in contrapposizione al lavoro svolto per se stessa e per coltivare i propri interessi. Questi schemi servono a dare una immediata rappresentazione del percorso che la donna ha compiuto nel corso della sua storia in termini di svalutazione dei propri ambiti di interessi e attività, e di adesione ad attività ed interessi altrui. Questo tipo di analisi e valutazione dei fatti del quotidiano serve infatti a determinare i moventi concreti che inducono la persona e nello specifico la donna ad imboccare l'altro percorso: quello della malattia.

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4. Alcuni elementi di metodo

L'analisi del quotidiano prevede una esplorazione degli ambiti di attività della donna che va condotta con il riferimento costante a situazioni di vita concrete.  

Nell'ambito di una metodologia di intervento fondata sugli aspetti concreti della vita di una persona, l'analisi della vita quotidiana con i riferimenti a carichi di lavoro precisi, ai rapporti tra le persone considerati dal punto di vista delle loro differenze di attività e lavoro sociale (differenze di potere sulla scena sociale), diviene uno strumento fondamentale per la definizione del peso soggettivo e oggettivo della condizione  di vita di una persona e delle sue quote di sofferenza. 

L'analisi della vita quotidiana serve però non solo a determinare il peso storico di una condizione di vita che ha poi prodotto la condizione di malattia, ma anche a sciogliere questo peso suddividendolo tra la persona  e le altre figure del contesto che ne appaiono prive.  Ciò significa che un tipo di analisi del genere, che parte dalla definizione concreta e dal riconoscimento del peso della propria condizione (soggettiva ed oggettiva) di vita, può giungere ad un cambiamento che sempre in termini concreti significhi minori quote di svantaggio sociale e personale e quindi minori quote di sofferenza.

Sintetizziamo qui di seguito i criteri principali di riferimento della  metodologia di analisi della vita quotidiana:

B.            Concretezza 

Esprime il riferimento costante a situazioni pratiche nel racconto della   storia di vita. Significa il comunicare (da parte dell'utente) e il richiedere (da parte dell'operatore) esempi e riferimenti precisi fino a registrazioni il più dettagliate possibili di situazioni/fatti/rapporti. Il livello della concretezza intende superare le prospettive astratte. L'astrazione infatti favorisce le rappresentazioni dei fatti della realtà corde   scollegati, separati ed isolati. Da un processo di astrazione dal quotidiano si forma il "sintomo" e la malattia come ciò che è incomprensibile.

B.            Confronto        

b1. Confronto per differenze: tra situazioni di ruolo femminile e di ruolo maschile (marito - moglie; fratello - sorella). Differenze di ruolo all'interno di una medesima situazione.     

b2. Confronto per omogeneità: con situazioni analoghe di sofferenza ed oppressione (madre - figlia, amica, ecc.) Questo confronto tende a creare solidarietà e alleanze tra persone percepite come antagoniste.           

Confronto inoltre tra momenti diversi della propria storia (tappe di ruolo), atti a verificare il passaggio da situazioni di minore a quelle di maggiore sofferenza ed oppressione, o viceversa.   

  

C.            Collegamento  

Comporta la connessione degli eventi fra loro, per costruire una continuità di significato tra oppressione (richieste da parte del contesto di adeguarsi a modelli precodificati di ruolo) e modi di espressione soggettiva della sofferenza.

   

D.        Riconoscimento     

Consiste nel cogliere, riconoscendole come "luoghi restrittivi della libera espressione del sè", le tappe significative della formazione del ruolo sociale femminile.

E.         Desiderio        

Il livello del desiderio serve a configurare un piano di esigenze sottratte all'immagine del "dover essere". L'espressione e il riconoscimento di alcuni desideri serve ad aprire una contraddizione - che può essere di vario grado - tra l'attualità del propria condizione di vita  ed un progetto di vita meno rigidamente contenuto nell'immagine e nei modelli di ruolo finora sperimentati. Questi desideri possono essere riferiti anche al passato: ciò succede quando si verifica che la persona (all'interno dell'ottica della malattia) ha difficoltà nel presente a riconoscere di provare qualche desiderio.        

                                      

F.            Sperimentazione

Consiste nel prospettare situazioni sperimentali nel quotidiano da cui l'utente ricavi la percezione della possibilità di affermazione di proprie esigenze e di propri diritti. Si prospettano iniziative minimali di affermazione dei propri desideri; iniziative con le quali le utenti possano sperimentare la tollerabilità (per sé) delle reazioni del contesto fino ad allora molto temute

G.            Cambiamento

Si verifica con questo parametro di riferimento quali possibilità vi siano di cambiare una situazione. Ogni situazione presentata dall'utente può avere aspetti che possono essere modificati. Si prospettano possibilità di cambiamento graduali e parziali, in rapporto alla situazione di partenza. E' possibile cambiare un rapporto, un atteggiamento, un determinato carico di lavoro personale: quali ostacoli vi sono? Il livello del cambiamento assume un valore anche esplicativo della reale situazione interna dell'utente, e soprattutto dà una quadro preciso degli ostacoli interni ed esterni a modificare una situazione. L'aspetto del cambiamento è l'ultimo criterio di riferimento della metodologia di intervento sulla vita quotidiana; si può parlare di cambiamento di alcuni aspetti (o di molti) del quotidiano solo dopo che la persona ha esplorato, riconosciuto, verificato, che l' attuale equilibrio di rapporti con il contesto pesa solo o in gran parte su di sé e sulla propria disponibilità a farsi caricare di responsabilità e di doveri oltre misura.


   



[i] Per "condizione sessuale e "sessualità" intendiamo qui la funzione naturale della donna (procreazione e cura della prole) legata alla differenza sessuale.

 

[ii] Diamo uno schema delle principali funzioni e delle corrispondenti mansioni: 

 

FUNZIONE FEMMINILE                           MANSIONE LAVORATIVA                                                                        

                                                                              Lavoro sessuale

Riproduzione                                                       Lavoro procreativo

                                                                 Allevamento ai figli

                                                                           Assistenza e cura del marito

Accudimento familiare                                       Assistenza e cura dei figli

                                                                               Assistenza degli anziani

                                                                               Assistenza ai malati

                                                                               Organizzazione dell'ambiente domestico

 

Espressività                                                          Educazione dei figli

                                                                                Attività sessuale

                                                                                Cura estetica-funzionale della casa e dei 

                                                                                Figli

 

Estetica personale                                                Cura del corpo secondo canoni prevalenti

                                                                       nel proprio gruppo sociale.

 

[iii] Cfr. E. Reale e altri: Malattia mentale e ruolo della donna, op. cit., pag. 81 e segg.