CENTRO PREVENZIONE SALUTE MENTALE DONNA

Responsabile: dr. Elvira Reale

 

 

LA POST-ADOLESCENZA  FEMMINILE 

PICCOLE MADRI CRESCONO

 


 

Che senso ha parlare di post-adolescenza?

 

 

Ha senso parlare di post adolescenza oggi perchè sempre più si manifesta  un disagio giovanile tra coloro che adolescenti non sono più ma hanno un'età compresa tra 20 e 30 anni, vivono ancora in famiglia, ma hanno acquisito una serie di autonomie. Soprattutto vivono l'autonomia affettiva mentre  quella economica è bloccata da processi di mercato che rallentano l'inizio dell'entrata nel mondo del lavoro prolungando quella della dipendenza dalla famiglia.

 

 

Vi è una specifica condizione della post-adolescente?

 

Le ragazze poi, anche se studiano o lavorano, ritardano l'età del matrimonio e dei figli, misurandosi in questa tappa con il problema che spesso risulta essere il principale: una buona relazione di coppia.

Le ragazze inoltre vivono, nel prolungamento della permanenza in casa ,la condizione del doppio lavoro come le loro madri: sia che studiano o che lavorano è loro richiesto, diversamente dai maschi o più intensamente, di occuparsi del lavoro domestico in aiuto o in sostituzione della madre.

La loro autonomia è più combattuta ed ostacolata, le loro scelte, se le portano lontano dalla famiglia di origine, sono spesso ostacolate.

Nella progettualità si chiede alle ragazze, diversamente che ai maschi,  il matrimonio o l'essere in coppia come realizzazione principale , anche quando le ragazze sono state indirizzate all'attività lavorativa professionalizzata.  

 

    In conseguenza della funzione di aiuto all'interno della famiglia, le ragazze non sono spinte eccessivamente all'autonomia economica ed alle altre forme di autonomia. La famiglia così tende maggiormente a mantenere la relazione con la figlia femmina, percepita come fonte di sostegno al lavoro familiare.

    La ragazza subisce maggiori pressioni nel progetto matrimoniale: ancora oggi la realizzazione della figlia femmina è vincolata alla riuscita del progetto familiare e/o di coppia .

 

 


 

 

 

L'adolescente è diventata donna.

Quali sono i passaggi dall'una all'altra condizione?

 

Ha accantonato la cura di sè ed è stata incentivata ed  educata alla cura degli altri, ovvero a sviluppare gli atteggiamenti di dedizione, passività, ascolto, precursori del modello materno.

 

La dimensione tipica indotta dall'addestramento al ruolo materno ed alla cura degli altri, già nella pre-adolescenza ed adolescenza, è:

" cosa vuoi da me che io faccia per te,

o come vuoi tu che io sia".

 

La post-adolescente  che manifesterà un disagio non ha costruito così una percezione di se' fondata direttamente sul rapporto di sicurezze personali (chi sono, cosa voglio, dove voglio andare, ecc.).

 

La percezione di sè è orientata sulla base della percezione degli altri;

e la percezione positiva degli altri è fondata sulla base della disponibilità della post-adolescente a prendersi cura degli altri.

 

 La post-adolescente non è "stata addestrata"  ad un percorso di autonomia che si caratterizza per: conoscere i propri bisogni, interessi ecc. e trovare risorse  per soddisfarli.

 

Si realizza così un circolo vizioso: pur essendo la ragazza competente nella cura, in quanto si occupa e si è occupata in adolescenza dei bisogni degli altri, non sa rivolgere questa cura verso di sè.

 

Quando vorrà  essere autonoma, quando cercherà di occuparsi di sè, non si troverà le risorse e le competenze per farlo e cercherà un qualcuno, al di là dei genitori, che si occupi di lei.

 


 

Ma quali bisogni vuole soddisfare la post-adolescente?

 

Un solo bisogno sembra prevalere: essere in relazione con l'altro per ricevere attenzione e valore.

E per ricevere attenzione e valore ritiene di dover e saper fare solo una cosa: prendersi cura dell'altro, aspettando poi che l'altro si prenda cura di lei, in un continuo rinvio dei propri bisogni, mentre risulta bloccata la pratica di  " assumersi la responsabilità di se stessa" al posto di "prendersi sulle spalle la responsabilità degli altri".

 


 

 Quale storia hanno avuto nell'adolescenza?

        Queste ragazze in adolescenza hanno fatto da supporto alle loro madri o ai loro genitori.

        Hanno dato compagnia e supporto emotivo a madri non sempre gratificate dalla relazione di coppia.  Alcune volte hanno fatto da intermediarie  o ponte della relazione genitoriale.

    Eppure pur essendo un sostegno per gli altri, si sono percepite deboli e svalutate, perchè si sono percepite insicure ed incerte nell' affermare i propri bisogni ed interessi.

        Hanno trascorso adolescenze divise tra quelli che erano i propri bisogni e quelli che erano i bisogni dei loro genitori, ed oggi sono confuse sui propri bisogni e modi di essere, e cercano altrove appoggi e sostegno, soprattutto in una relazione di coppia.

 

In genere l'appoggio ritenuto più significativo è stato quello di un partner maschile cui si attribuisce il valore di dare valore .

 


 

Cosa hanno appreso dalle loro madri?

 

    Dalle loro madri e dalla relazione delle madri con i padri, hanno vissuto l'importanza che una donna dà al rapporto con il partner ed hanno imparato ad attribuire a questa relazione  benessere o malessere:

        se il partner è "buono", allora la donna trarrà da ciò tutti fatti positivi altrimenti vi saranno condizioni di disagio che la loro madre più volte ha segnalato.

 

        Più è andata male la relazione padre-madre, più il padre è stato rappresentato come "cattivo" più vi sarà l'esigenza di un riscatto, di una condizione diversa, di un partner migliore ed idealizzato.

 

        Ma anche un padre "non cattivo" può essere venuto meno alle aspettative della madre.

 

        In ogni caso, il partner migliore e quello idealizzato è il partner che dà sempre sostegno emotivo e valore, che dà il sostegno, come in genere il padre non ha dato alla madre, ma che dà sostegno anche per risarcire l'adolescente del sostegno dato agli altri e non ricevuto nell'adolescenza ai propri modi di essere.

 


 

 

Queste post-adolescenti sono ragazze deboli, fragili, bisognose di sostegno per sopravvivere?

 

        Assolutamente no, le post-adolescenti di cui parliamo sono forti, anzi troppo forti nel senso che sono abituate a tollerare. Hanno sopportato (nel termine proprio del termine hanno portato su di sè) i loro genitori, hanno dato aiuto, attenzione alla coppia, si sono "messe in mezzo". Sono anche state riconosciute come forti, hanno avuto un riconoscimento nell'adolescenza, ma solo in questo ruolo di supporto. Non sono competenti nell'individuare i propri bisogni e le risposte corrette ad essi.

        Non hanno avuto tempo per interrogarsi su di sè, sono vissute eccessivamente all'interno della coppia e da questa hanno mutuato gli stili di comportamento.

        Dalla madre "debole" e vittima del padre hanno tratto l'indicazione: non sarò " mai come mia madre";  dal desiderio della madre hanno tratto l'idea di farcela dove la madre ha fallito: nella relazione con un uomo che sia forte e supportivo, valorizzante, ecc.

        Le post-adolescenti si presentano con un progetto studio-lavoro che fino ad un certo punto le accompagna e le soddisfa poi l'incontro fatale con quel compagno che potrebbe essere quello "diverso dal padre" o "quello vissuto in adolescenza secondo il desiderio della madre".

        In questo incontro le nostre post-adolescenti si giocano tutto : le amicizie, lo studio e alla fine non si ritrovano in mano più niente, neanche la relazione cui hanno sacrificato gran parte di se stesse.........

 

 

 


 

 

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