CENTRO PREVENZIONE SALUTE MENTALE DONNA

Responsabile: dr. Elvira Reale

 

 

Patrizia Orefice, Felicia Formisano, Marina Maugeri, Maria Luisa Pepe, Silvana Ventura  

 

 

ANALISI DEI DATI DEL SERVIZIO DONNE NEGLI ANNI 1981-85

 

CNR, UNITA' OPERATIVA USL NAPOLI

Resp.: E. Reale

 

 

 

I dati che presentiamo si riferiscono al quinquennio 1981-85. Essi non rappresentano la totalità dei dati raccolti dal Servizio donne in questi anni ma solo quella parte di essi in grado di offrire una prospettiva sintetica dell'andamento del nostro lavoro di ricerca. Alcuni di questi dati andranno poi ulteriormente sviluppati per rispondere meglio alle esigenze di approfondimento di problemi insorti nella raccolta.

I dati qui presentati riguardano:

  1. le classi di età e lo stato civile;
  2. il tipo di richiesta e la presa in carico;
  3.  la trafila medico-psichiatrica;
  4. la tipologia dei sintomi;
  5. la tipologia dell'intervento del Servizio;
  6. la tipologia del trattamento farmacologico sia precedente al rapporto con il Servizio che attuale;
  7. la durata e l'esito dell'intervento;
  8. gli effetti dell'intervento.

La rilevazione è stata svolta su 671 casi che rappresentano la totalità dell'utenza femminile del Servizio negli anni considerati. All'interno di questa casistica non è stata operata alcuna selezione: sono presenti le condizioni più disparate dal punto di vista socio-economico, culturale, diagnostico. (1)

Le prime 5 tabelle si riferiscono alla totalità dei casi; le successive che prendono in esame l'intervento del Servizio si riferiscono alla totalità dei casi presi in carico dal Servizio (573).

a. I grafici 1 e 1A sono indicativi per la definizione del profilo più frequente della nostra utenza: età 25-34 anni, coniugata.

 

                      

 
                  
 

 

 

 

 

 

 

 


        Nel rapporto con i dati della popolazione generale rimane confermata questa classe come maggioritaria; la condizione prevalente della donna della nostra casistica è omogenea rispetto a quella della donna nella popolazione del quartiere di riferimento: casalinga, con figli piccoli.

                                    (Per ulteriori approfondimenti di questi dati clicca qui)

        b. Il grafico  2 (tipo della richiesta e della presa in carico) definisce il tipo di richiesta prevalente delle donne. Si nota una netta tendenza delle donne a presentarsi spontaneamente ai Servizi di cura e ad autodefinirsi malate. La richiesta "per sé " costituisce infatti una netta maggioranza (il 76,5 %); la richiesta "da e per altri" solo il 23,5%. Nella richiesta "da altri" sono compresi i casi di mogli o figlie condotte al Servizio da mariti e genitori, la richiesta   "per altri" riguarda generalmente quelle delle madri per i figli minori.

              

            b. Il grafico  2 (tipo della richiesta e della presa in carico) definisce il tipo di richiesta prevalente delle donne. Si nota una netta tendenza delle donne a presentarsi spontaneamente ai Servizi di cura e ad autodefinirsi malate. La richiesta "per sé " costituisce infatti una netta maggioranza (il 76,5 %); la richiesta "da e per altri" solo il 23,5%. Nella richiesta "da altri" sono compresi i casi di mogli o figlie condotte al Servizio da mariti e genitori, la richiesta   "per altri" riguarda generalmente quelle delle madri per i figli minori.

La non presa in carico si è avuta in 98 casi (il 14.6 % sul totale dell'utenza).

            Essa riguarda 38 casi di richieste per altri e 60 casi di richieste per sé. Esse costituiscono il 69% della totalità delle richieste "per sé" e il 24,05% della totalità delle richieste "dal/per altri"; ciò indica che il nostro Servizio - nel caso di un utente designato - non prende in carico forzosamente una donna  ma ricerca prima la volontarietà della richiesta. Il Servizio esamina attentamente questi casi per valutare la necessità di un intervento (che spesso è tale solo per il richiedente); poi definisce la possibilità di prendere in carico l'utente designato, se questi esprime una volontà a farsi seguire, oppure prende in carico il richiedente. Il richiedente diviene a questo punto utente del Servizio (modificandosi la richiesta dal "per altri" al "per sé "), e su di esso si

centra l'intervento di modifica della situazione oggetto della richiesta di aiuto.  

Non vi sono rifiuti all'intervento da parte del Servizio: vi è solo se necessario una modifica dell'agente di   trasformazione della situazione. Le “non prese in carico” risultano quindi prevalentemente date da tre   motivi: la non necessità dell'intervento; la risoluzione del problema alla richiesta; la non competenza di   zona.  

c. Il grafico 3 (tipologia della trafila precedente) indica come in 446 casi (il 66,46 %) vi sia stata una   trafila medica o psicologica precedente all'arrivo al Servizio.

                

 

            La trafila prevalente è quella neurologica/ psichiatrica con 334 casi (il 49,78 %).

I casi senza trafila precedente - vale a dire senza una consultazione medico-psichiatrico precedente - sono 225 (il 33,54%). Tra questi si annoverano 5 casi di donne che pur   senza indicazione medica assumevano psicofarmaci stabilmente, e un caso di una ragazza ricoverata in   Ospedale Civile per un tentativo di suicidio, senza una trafila precedente e con una presa in carico del   nostro Servizio durante il ricovero.  

Le donne che prendevano psicofarmaci prima di arrivare al Servizio so in tutto 358 (il 53,36%); non prendevano farmaci 313 donne (il 46,64 %). Questo grafico è interessante per la valutazione che consente di   fare: la maggioranza di casi che arriva al Servizio pubblico proviene da esperienze precedenti (prevalentemente il settore privato, ma non solo), essi sono quindi solo in parte “prime utenze”.

                

 

Ciò comporta la necessità di fare un'altra rilevazione: definire le fasce di età delle persone in base all'anno dell'inizio della trafila (inizio del problema psichiatrico). Ciò consentirebbe una maggiore omogeneità tra i dati statistici rilevati in diversi luoghi di cura; il dato infatti che esprime le età di ammalamento della popolazione non dovrebbe essere condizionato dal tipo di Servizio o luogo dove viene condotta la rilevazione.

 

d. Il grafico 4 (tipologia dei sintomi) evidenzia una modalità di raccolta del dato peculiare del nostro Servizio donne. I sintomi sono definiti in base alle modalità espressive più ricorrenti delle donne. Essi poi   sono stati organizzati in tre gruppi (vedi schema 1, clicca qui) in base al riferimento che hanno con il corpo.  

(Per un approfondimento clicca qui:   "Il processo di costruzione del sintomo con una breve casistica").

 La raccolta dei sintomi è stata fatta   con due criteri diversi nei periodi 1981-82 e 1983-85. Nei primi due anni si era proceduto alla raccolta dei sintomi secondo l'appartenenza di un sintomo ad uno solo dei tre gruppi. Questa modalità di raccolta si   è dimostrata insoddisfacente perchè tendeva a selezionare il materiale clinico eliminando espressioni   del malessere e soprattutto la compresenza di più livelli di malessere che è risultata alla nostra indagine essere molto frequente.

Il problema si è risolto definendo il sintomo   come processo di costruzione che attraversa - in una progressione storico-temporale - i tre gruppi (livelli) a partire dal primo livello (definito del corpo), passando necessariamente per il secondo livello (definito schematicamente corpo/mente) e approdando al terzo livello (definito come mente).  

     

              Il processo di costruzione dà concretezza a quella riflessione sulla malattia che inizia sempre dal corpo,   passa attraverso le paure collegate alla disfunzionalità corporea e termina con la rappresentazione di sé   come persona inutile che non ha ulteriori possibilità di ripresa. 
                    

            Nella rilevazione degli anni 1983-85 prende corpo la validità dell'ipotesi di un sintomo che progredisce   nel tempo da un I° ad un 3° livello secondo lo schema della tabella 1. 

Le combinazioni prevalenti dei sintomi appartenenti ai tre gruppi seguono sempre un ordine progressivo dal 1° al 3° livello. Queste combinazioni ordinate senza "salti " (1; 1-2; 1-2-3) costituiscono la quasi totalità dei casi: in tutto 341 (il 75,95%).

 Al contrario le combinazioni "a salti" non ordinate progressivamente (2; 3; 1-3; 2-3) costituiscono solo il 9,79% (44 casi).

Un'altra quota di casi è data dai sintomi non   rilevati (il 14,26 %): in essi si comprendono i casi in cui l'utenza non ha espresso sintomi specifici ma solo   problemi o malesseri generali (2).   Le combinazioni che non seguono un ordine progressivo sono da attribuire alla difficoltà della rilevazione che è contestuale all'intervento clinico di rilettura della stona personale dell'utente. 

 

 e. Il grafico 5 (tipologia dell'intervento del Servizio) definisce la modalità prevalente di intervento del nostro Servizio. Questo consiste in un intervento strutturato che in prevalenza non fa ricorso ai farmaci nè al ricovero. Per intervento strutturato intendiamo il complesso di operazioni e strumenti tecnici che il Servizio mette in campo nel rapporto con ciascuna utente ( nessuna esclusa) oggetto di trattazione del Manuale.

Se teniamo conto delle prese in carico (573) abbiamo che la percentuale di trattamenti senza ricorso ai  farmaci è 54,63% (313) e quella dei trattamenti con ricorso ai farmaci è 45,37% (260).

Il grafico successivo successiva definisce anche il tipo di trattamento farmacologico e il suo rapporto con il trattamento precedente: l'intervento prevalente del Servizio sì caratterizza come " scalaggio " dei trattamenti precedenti. 

I ricoveri sono in tutto 9 (l'1,57%) di questi solo 4 imposti dal Servizio (T.S.O.).

Il ricovero non è considerato dal nostro Servizio come uno strumento terapeutico valido, il ricorso ad esso significa un fallimento di altre strategie di intervento alternativo. Questo fallimento è in genere attribuibile a mancanza di risorse nel territorio quando ad esempio è necessario un luogo per un allontanamento breve della persona dal suo nucleo familiare. Allo stato attuale il Servizio si è organizzato facendo ricorso a strutture residenziali esterne al circuito psichiatrico,  alle quali  - per i casi di sua competenza - assicura l'assistenza continua ed il mantenimento della presa in  carico. 

Gli interventi che comprendono anche quote di lavoro assistenziale sono 112 (il 19,54%). Come lavoro  socio-assistenziale intendiamo gli interventi che il Servizio svolge a favore dell'utente per il mantenimento o l'acquisizione di alcuni diritti fondamentali: la formazione professionale, il lavoro, la casa, la  pensione, ecc..  Questi interventi sono attualmente in aumento grazie alla rete di rapporti istituzionali che il Servizio ha  costruito in questi anni (Rapporti con il Comune, Regione,    Provincia, con Enti professionali, con le scuole sui temi della emarginazione e del disagio femminile).  

 

 f. Il grafico 6 (tipologia del trattamento farmacologico precedente e del trattamento attuato dal Servizio) fornisce un quadro riassuntivo del tipo di farmaci assunti in prevalenza prima dell'intervento del  Servizio; le modalità di assunzione nonchè il tipo di farmaci assunti durante il rapporto con il Servizio. 

        

In questo grafico il totale dei trattamenti farmacologici precedenti al rapporto con il Servizio è 353, in  quanto d'ora in poi si prendono in esame solo i casi effettivamente  presi in carico (573 rispetto alle 671 richieste avanzate). La diminuzione del dato iniziale sta ad indicare  che la non presa in carico (98 casi) ha riguardato solo 5 utenti tra quelli che avevano una trafila farmacologica precedente, e 93 invece tra quelli che non avevano trafila. 

Su 353 utenti (il 61,60 % delle utenze prese in carico) che avevano un precedente trattamento farmacologico (secondo uno dei quattro raggruppamenti indicati in nota 3) 117 utenti (il 20,42 %) non hanno  confermato il trattamento precedente; 178 utenti (il 31, 06%) hanno avuto un trattamento scalare, rispetto al precedente; 58 utenti (il 10,12%) hanno confermato il trattamento precedente. 

Su 220 utenti (4) (38,4%) che sono arrivate al Servizio senza un precedente trattamento farmacologico,  solo 24 (il 4,18%) hanno avuto un trattamento ex novo.

A consuntivo di questo grafico abbiamo i seguenti dati: il totale dei trattamenti farmacologici confermati, scalati ed ex novo sono 260; il totale dei  trattamenti senza intervento farmacologico sono 313 (come risulta anche dal grafico precedente n. 5).  

Il grafico sottostante specifica la tipologia del farmaco riferita alla sola utenza con precedente trafila medico-psichiatrica e mette in evidenza, per questa fascia di utenza ( maggioritaria) il tipo di intervento del Servizio differenziato in tre azioni: 1. di conferma del  trattamento farmacologico, 2. di scalaggio del precedente; 3. di sconferma ed interruzione del precedente trattamento.

                

 

g. Il grafico7 (durata ed esito dell'intervento) indica la durata del trattamento in mesi e le sue frequenze; il numero di interventi interrotti su iniziativa delle pazienti le motivazioni delle interruzioni  verificate con un follow-up a sei mesi/un anno dall'interruzione; il numero degli interventi la cui interruzione è stata definita concordemente da utente e Servizio.

Su 573 utenti prese in carico il 17,28% ha avuto un solo contatto e non è più ritornato al Servizio. Su questo gruppo non è stato condotto un follow-up. Nella tipologia di questo gruppo non sono inserite richieste di urgenza o richieste di intervento su situazioni cronicizzate.

Infatti in questi casi il Servizio è sempre impegnato a condurre avanti un intervento che eviti sia prime esperienze di trattamenti costrittivi  (ricoveri) o di eccessiva farmacologizzazione, sia una ulteriore e nociva cronicizzazione. 

La maggioranza degli interventi dura da uno a tre mesi (il 53,05%).

Di questi il 30,37% viene portato a  temine con esito positivo e con un accordo tra utente e Servizio sull'interruzione; il 22,68% (130 interventi) al contrario vengono interrotti senza un accordo con il Servizio. 

           

            All'interno di questi 130 casi di interventi interrotti abbiamo queste seguenti specificazioni: 77 utenti (il  13,44%) interrompono senza ricorrere ad un ulteriore intervento presso terzi, 29 utenti (il 5,06%) ricorrono ad altri specialisti; 11 utenti (l'1,92%) hanno scelto la strada del ricovero volontario contro il parere del Servizio (questi ricoveri non sono annoverati tra quelli presenti nella tabella n. 5 ove figurano solo 4 ricoveri concordati con il Servizio e facente parte del programma di intervento), 13 utenti (il 2,26 %) hanno interrotto per motivi vari, tra questi figura come più frequente il cambio di residenza o di abitazione.

Da 3 a 12 mesi si situano 125 interventi (il 21,82 % del totale).

In questa fascia risultano interrotti solo 11 interventi, di cui 7 senza ulteriore trafila.  

Oltre i 12 mesi abbiamo 39 casi (il 6,81 %) senza alcuna interruzione non concordata.

Solo in 6 casi l'intervento è ancora in atto al momento della rilevazione (anno 1987).  

In totale abbiamo: 240 interventi (il 41,88 %) interrotti ( comprendendo in essi anche i 99 interventi interrotti al primo contatto) e 333 interventi continuati e definiti (58,12 %).

Dei 240 interventi interrotti (il 41,88%) abbiamo: 84 interventi (il 14,65%) interrotti senza far ricorso ad altro medico o struttura; 99 (il 17,28%) interrotti dopo il primo colloquio; 42 (il 7,33%) interrotti per rivolgersi ad altri; 15 (il 2,62%) interrotti per altri motivi.

Le interruzioni, senza ricorso ad altri, sono state motivate dall'utente con un miglioramento dalla situazione attribuito all'intervento del Servizio, ma con l'opinione di una non necessità o non disponibilità ad ulteriori modifiche della propria situazione. In questi casi, come vedremo anche dalla tabella seguente, i risultati ottenuti sono parziali e riguardano maggiormente l'area dei sintomi (diminuzione/riduzione della sintomatologia), e meno l'area della vita quotidiana.

 

h. Il grafico 8 (analisi degli effetti dell'intervento) individua tre campi di analisi degli effetti dell'intervento: le manifestazioni sintomatiche e/o i malesseri, il trattamento farmacologico, la vita quotidiana.

Per i sintomi si rileva in alternativa: una diminuzione dei malesseri con una riduzione dello spazio occupato dal sintomo, oppure un totale superamento del sintomo, oppure nessun cambiamento.

Per il trattamento farmacologico in atto durante il rapporto con il Servizio si registra: una diminuzione del trattamento, oppure una  sospensione, oppure nessun cambiamento.

La vita quotidiana è rappresentata da tre ambiti principali: il lavoro familiare, quello esterno salariato, e le attività esterne generiche (queste si riferiscono ad ogni attività esterna alla casa che non è compresa nel lavoro salariato). Le modifiche della vita quotidiana possono riguardare uno solo di questi ambiti (modifica parziale) o più di uno (modifica complessiva). Le modifiche nella vita quotidiana sono da intendersi come riduzione dei carichi di lavoro e responsabilità che riguardano terze persone, ampliamento di attività e di progetti di interesse personale, inizio di nuove attività e progetti; le modifiche inoltre possono riferirsi ad atteggiamenti della persona nei confronti dei compiti di ruolo o nei confronti di interessi propri.

Le modifiche sono rilevate contestualmente nei tre campi (sintomi, farmaci, vita quotidiana) per tutta l'utenza presa in carico (573).

L'ipotesi del Servizio è quella che un cambiamento della situazione di malessere ha un significato solo se esso produce effetti contemporaneamente nei tre ambiti presi in considerazione.

Nelle casistiche tradizionali, ad esempio, viene preso in considerazione solo l'aspetto della sintomatologia: in questo caso ciò su cui si fa leva è il trattamento farmacologico che in genere tende a perdurare nel tempo e a mantenersi invariato (si pensi ai trattamento con farmaci long-acting, che vengono inseriti stabilmente nella vita di una persona per lunghi periodi). In queste casistiche inoltre gli effetti nella vita quotidiana vengono misurata in base a criteri di ripristino delle funzioni interrotte a causa della malattia; manca una valutazione dei cambiamenti dell'organizzazione del lavoro e delle attività nella direzione di un potenziamento delle capacità dell'utente anche "contro gli interessi" del suo contesto familiare e/o sociale.

Per ogni ambito vi è una quota di effetti non rilevati (99 casi interrotti al primo colloquio, pari al 17,28 %). Per il trattamento farmacologico questa quota di effetti non rilevati va inserita nella quota di casi che non hanno avuto prescritto o confermato dal Servizio alcun intervento farmacologico. I casi senza trattamento farmacologico all'inizio del rapporto con il Servizio sono in tutto 313 (come risulta dal grafico 6).

Di questi 313 casi, 196 non avevano precedente trafila medico-farmacologica e 177 non hanno avuto la conferma del trattamento farmacologico dal Servizio. Si chiarisce quindi in questo grafico degli effetti che gli interventi interrotti al primo colloquio (grafico 7) sono tra quelli che, o non avevano una precedente trafila farmacologica, o avevano avuto una sconferma dal Servizio del precedente trattamento.

La modifica più frequente nei tre campi è quella definita di tipo totale essa infatti raggiunge i valori maggiori nei tre campi presi in esame:

-         sintomi =  40,31%;

-         farmaci = 23,91%;

-         vita quotidiana  = 39,27%.   

Segue poi la modifica definita di tipo parziale:

-         sintomi = 30,37%;

-         farmaci = 12,57%;

-         vita quotidiana =  22,33%.   

La minore frequenza è invece riferita alla mancanza di ogni modifica:

-         sintomi = 12,04%;

-         farmaci =  8, 90 %;

-         vita quotidiana = 21,12 %.   

Vogliamo ora valutare la omogeneità e la corrispondenza dei 3 risultati (modifica totale, parziale o nulla)  nei tre campi presi in esame.

Per questa valutazione non prendiamo più in esame il totale dei casi in carico (573) ma il totale dei casi su cui si è eseguita la rilevazione dei tre effetti.

Abbiamo quindi per i sintomi e la vita quotidiana un totale di casi pari a 474; per il trattamento farmacologico un totale di 260  casi. (V. anche il grafico 5 sul totale degli interventi strutturati con trattamento farmacologico). 

Per quanto riguarda il risultato della modifica totale constatiamo una maggiore omogeneità e coerenza  del dato nei tre campi: 48,73 % per i sintomi; 52,69 % per i farmaci; 47,46 % per la vita quotidiana. 

Nella modifica parziale abbiamo i seguenti risultati: il 36,70% per i sintomi; 27,69% per i farmaci; e il  27% per la vita quotidiana. 

L'esito nullo è così distribuito nei tre campi: il 14,65% di esiti negativi nei sintomi; il 19,61% di esiti negativi nel trattamento farmacologico e il 25,52% di esiti negativi nella vita quotidiana. 

Questi dati cosi rilevati indicano una forte correlazione tra la scomparsa del sintomo, la eliminazione del  trattamento farmacologico e la modifica dei vari ambiti della vita quotidiana. 

Nella modifica parziale vi è una tendenza del dato che riguarda la vita quotidiana a spostarsi verso l'esito nullo. Ciò vuol dire che modifiche parziali del sintomo sono maggiormente sostenute e correlate con  un mantenimento (anche se ridotto) del trattamento farmacologico e non da un mutamento della vita  quotidiana. 

Rimane confermata da questi dati l'ipotesi dell'intervento del nostro Servizio: il cambiamento all'interno della vita quotidiana, la sua estensione, la sua qualità decide anche della intensità ed estensione del  cambiamento del disagio (sintomi).

Il trattamento farmacologico rimane l'elemento debole dell'intervento per due motivi: sia perchè è già ampiamente ridotto fin dall'inizio dell'intervento (260 casi); sia  perchè si correla maggiormente (nella sua presenza) con la riduzione parziale del sintomo e con la mancanza di risultati nella vita quotidiana.

Infatti troviamo nel primo confronto un valore più alto nella sospensione dei farmaci (52,69%) rispetto a quello della scomparsa dei sintomi (48,73), mentre nel secondo confronto troviamo un valore molto più basso dei farmaci (27,69%) rispetto ai sintomi (36,70%).

Ciò  vuol dire che nelle modifiche più globali che comprendono maggiormente le modifiche nella vita quotidiana il trattamento farmacologico si abbassa nettamente; mentre nelle modifiche parziali il trattamento rimane sostenuto (minor valore nella modifica), ed infine quando valutiamo gli esiti nulli il trattamento farmacologico ne conta di più rispetto ai sintomi (valori maggiori nella assenza di modifica). 

 

Un'ultima riflessione riguarda la percentuale di utenti che hanno conseguito una modifica parziale della  loro condizione o che non hanno conseguito alcun effetto positivo.  Questi casi vanno secondo noi ragionevolmente correlati con le quote di interventi interrotti e di interventi definiti.  Se si tiene presente come unico campo di confronto "la vita quotidiana" abbiamo che in 225 casi l'esito è  stato soddisfacente.

Questi 225 casi non coprono però totalmente la quota di casi definiti e non interrotti (333 come dal grafico 7). Le interruzioni avvenute dopo il primo colloquio sono in totale 141 (240-99); esse  non coprono totalmente i risultati parziali (128). 

Bisogna quindi valutare che l'intervento definito (non  interrotto unilateralmente) ha i suoi effetti nella maggioranza dei casi tra quelli complessivi (modifiche  totali) ma per circa un terzo di casi (333-225 = 108) i suoi effetti sono da considerarsi di tipo parziale.

 Inseriremo così negli effetti parziali 108 casi di intervento non interrotto e 20 casi di intervento interrotto scelti tra quelli in cui non vi era stato ricorso ad altro medico (in tutto 84, come da grafico 7). Infine i restanti casi di interruzione sono da inserirsi negli effetti nulli (in tutto 121).  La valutazione varia se prendiamo in considerazione la modifica sintomatologica: in questo campo gli  effetti nulli si riducono della metà circa (passano da 121 a 69) con un ampliamento degli effetti parziali (che passano da 128 a 174). In particolare qui si avrebbe una pressoché totale coincidenza degli effetti nulli con la quota di interventi interrotti e con una successiva trafila (42 + 15 = 57, grafico 7).

Questi dati chiariscono che l'intervento definito non sempre garantisce il raggiungimento di risultati ottimali: l'interruzione concordata tra utente e Servizio tiene conto evidentemente anche di altri fattori. Tra questi il tempo da trascorrere all'interno del Servizio che si tende a sottodimensionare per evitare rischi di cronicizzazione sempre presenti in tutte le istituzioni; un altro fattore è la tendenza a privilegiare, superate le quote di malessere maggiore, esperienze riabilitative esterne al Servizio e inserite maggiormente nella vita sociale della donna.

A queste esperienze di socializzazione il Servizio affida l'ulteriore completamente del proprio lavoro.

 


Note

(1) Dal punto di vista diagnostico  abbiamo definito quattro raggruppamenti di sintomi secondo le nomenclature tradizionali: nevrosi (d'ansia, isterica. fobico ossessiva) 36,36%; depressioni (quadri depressivi d'ogni genere) 46,95%; psicosi (dissociativa, confusionale, maniacale) 13,56%; sindromi psico-organiche (cerebropatie, epilessie, ecc.) 3,13%.

  

(2) questa quota (86 casi) corrispondo quasi integralmente ai casi che il Servizio non ha preso in carico (98). Queste utenti non hanno in generale espresso sintomi ma solo problemi variamente affrontati (grafico  2).

(3) ansiolitici; antidepressivi e associati (ansiolitici); neurolettici (anche long-acting) e associati (ansiolitici c/o antidepressivi): altri (litio, farmaci anticomiziali, etc.).

(4) Dei 313 utenti iniziali senza trattamento precedente (v. grafico 3) sono qui presenti solo 220: una quota (93) è inserita tra l'utenza non presa in carico.

 


Appendice

 

Schema   1

RACCOLTA SISTEMATICA DELLE MODALITA' DI MANIFESTAZIONE DEL MALESSERE PSICHICO COSI' COME RIFERITO DALLE  DONNE UTENTI DEL SERVIZIO (ANNI 1981-85)

 

 

LIVELLO DEL CORPO

Disturbi percepiti come direttamente provenienti dal corpo e caratterizzati da disfunzionalità fisiche

 

 

1. Mal di testa, giramenti ,testa vuota

2. Mal di stomaco, nausea, vomito

3. Mal di schiena, dolori alla colonna 4. Dolori articolari, blocchi, irrigidimenti

5.Dolori addominali e vescicali ,bruciori

6. Cuore: palpitazioni, tachicardia,disturbi  circolatori, sbalzi di pressione. collassi

7. Vertigini, sbandamenti,svenimenti (senso di)

 8. Tremori, sudori

9. Senso di stanchezza,spossatezza, torpore

10. Allergie cutanee.caduta capelli 11. Disturbi vista, udito, tatto

 12. Disturbi nel parlare (tremito voce, ecc.)

13.Disturbi del cielo sonno-veglia

 14. Disturbi del ritmo alimentare

 15. Turbe del ciclo mestruale e della sfera     genitale

16. Turbe delle capacità intellettive:concentrazione, memoria, apprendimento

17. Turbe del carattere e della volontà: debolezza

18. Turbe dell'umore: pianti Improvvisi, tristezza immotivata.

 19. Turbe nell'autopercezione corporea.

LIVELLO CORPO-MENTE

Disturbi collegati a situazioni caratterizzate da paura, senso di incapacità e accompagnate da accentuazione dei disturbi fisici

 

1. Paura di svenire, di sentirsi male,di morire

2. Paura di star sola

3. Paura di uscire, viaggiare

4. Paura di luoghi specifici

5. Paura di persone. animali. oggetti 6. Paura che altri stiano male

 7. Paura di perdere il controllo

8. Paura che altri perdano il controllo 9. Incapacità (paura di non essere capace di)    relativa a determinati e abituali modi di    essere

 10. Incapacità relativa allo stare In determinate situazioni (sociali) o luoghi abitua li

11. Incapacità relativa allo svolgimento di determinate funzioni (abituali o meno)

12. Incapacità relativa al provare determinati sentimenti (o al non provare)

13. Paura di essere diversa; incapacità ad essere come gli altri.  

LIVELLO DELLA MENTE

Riflessione sulla propria condizione caratterizzata da pensieri negativi su di sé e da attribuzione di responsabilità

 

 

l. Diversità dagli altri

2. perdita di sentimenti propri ed abitua li

3. Perdita di modi di essere e di interessi personali

4. Senso di vuoto e di inutilità

5. Senso di estraneità, non riconoscimento    di sé e degli altri

 6. Senso di isolamento,di distanza dagli    altri

7. Mancanza di progetti e desideri

8. Pensiero Improduttivo, mancanza di capacità di riflessione, attenzione

 9. Disperazione, impossibilità oggettiva    al superamento della situazione, desiderio di morire

 10.  Attribuzione di responsabilità a pen-sieri, idee voci, presenze dannose a   sé o ad altri

11.  Attribuzione di responsabilità a se   stessa In quanto "mal fatta" o "fatta   diversamente con più o meno capacità"

12.  Attribuzione di responsabilità ad altri perché mi hanno fatto qualcosa.      o vogliono farmi qualcosa"; perché      hanno un piano su di me o contro di      me".