MASCHIO E FEMMINA: I PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO NELL'ADOLESCENZA

DIRETTORE DELLA RICERCA: dr. Elvira Reale

 

Capitolo 1

 

OBIETTIVI,  IPOTESI, MODELLI

 

 

 

        1    OBIETTIVI

 

            L'indagine sulla condizione di vita nell'adolescenza parte dagli studi clinici sui fattori di rischio psico-sociale presenti nelle situazioni di patologia specifiche.

Nella  parte precedente si è analizzata l'attività del Servizio relativa agli adolescenti che ha avuto ad oggetto l'intervento psicoterapeutico sulle varie patologie: dall'ansia alla depressione, dai disturbi alimentari alle sindromi fobico-ossessive.

L'attività clinica ha messo in evidenza la presenza di alcuni fattori, da noi definiti di "ammalamento" in quanto presiedono alla formazione del percorso di malattia, che sono stati rintracciati  in tutte le condizioni esaminate: l'inversione dei ruoli e la funzione di supporto a genitori (carico familiare), una riduzione delle attività sociali e relazionali, una bassa stima di sè con insicurezza nelle scelte personali.

         Queste condizioni sono state massimamente rappresentate nel sesso femminile, che ha costituito per anni la prevalenza dell'utenza del nostro Servizio, in accordo con le statistiche internazionali che lo individuano come il sesso più rappresentato nella prevalenza dei disturbi psichici dell'adolescenza. In tutte le statistiche infatti sono più le femmine ad ammalarsi di vari disturbi psichici; le adolescenti costituiscono poi il 95% di tutti i casi diagnosticati come disturbo alimentare ed in particolare come anoressia o bulimia.

         La ricerca quindi si è posta l'obiettivo di verificare se e quanto i fattori di rischio, clinicamente individuati nella popolazione del servizio a prevalenza femminile, fossero anche statisticamente significativi sia nella popolazione femminile che in quella maschile.

Si è proceduto quindi ad allestire un campo di ricerca differenziato rispetto al genere e anche rispetto alle patologie.

Le procedure attuate sono state quelle di:

q       differenziare un campione maschile da un campione femminile ed operare un confronto tra loro;

q       differenziare il campione maschile e quello femminile in due raggruppamenti speculari rappresentativi di due diverse condizioni: la presenza e l'assenza di una patologia;

q       differenziare la condizione patologica creando due gruppi sulla base del criterio della presenza o meno di una diagnosi codificata da un servizio specialistico.

Si sono creati così tre gruppi all'interno di ciascun campione maschile e femminile.

Tra raggruppamenti maschili e femminili si sono costituiti in totale sei gruppi campione

Ne abbiamo aggiunto un settimo per valutare le interazioni, solo all'interno del campione femminile, tra il gruppo patologico "classico" caratterizzato da disturbi dello spettro dell'ansia e dell'umore, ed un altro gruppo rappresentato dai disturbi alimentari.

Obiettivi dell'indagine sono stati:

§         validare la significatività statistica dei fattori clinici presenti nel percorso di ammalamento degli adolescenti;

§         confrontare i gruppi patologici e non patologici ed evidenziare le differenze significative all'interno dei due campioni separati maschili e femminili;

§         confrontare i gruppi maschili e femminili e valutare la presenza, rispetto al genere,  di differenze significative nel percorso di ammalamento;

§         confrontare, all'interno del campione femminile, il gruppo anoressia/bulimia con il gruppo patologico ( ansia/depressione) ed evidenziare l'esistenza o meno di una differenza significativa tra di loro;

§         definire i profili di rischio dei campioni maschili e femminili valutando anche sul piano qualitativo le differenze risultate statisticamente significative tra i vari gruppi;

§         individuare nella vita quotidiana degli adolescenti maschi e femmine specifiche condizioni da porre all'attenzione degli operatori socio-sanitari per adeguati programmi di informazione e prevenzione.

 

 

2             IPOTESI

 

Gli obiettivi si sono tradotti in ipotesi della ricerca da validare :

Ipotesi    I       I fattori indicatori di condizioni di rischio psichico nella vita quotidiana sono presenti in maniera significativa nei gruppi sperimentali - patologici sia maschili che femminili; esiste cioè una differenza significativa tra gruppi patologici e gruppi sani di controllo.

Ipotesi    II     I gruppi patologici mostrano differenze significative al proprio interno: vale a dire che i soggetti appartenenti a raggruppamenti patologici  diagnosticati nei servizi specialistici mostrano, rispetto ai gruppi definiti a rischio, diverse condizioni di vita (differenza nella presenza ed intensità dei fattori).

Ipotesi    III    Il gruppo anoressia bulimia, mostra una differenza significativa rispetto al gruppo patologico "ansia-depressione" all'interno del campione femminile.

Ipotesi   IV     I campioni maschili e femminili nel confronto di genere mostrano differenze significative.

 

 

3.            IL MODELLO  salute-malattia  DELLA RICERCA SULL'ADOLESCENZA

 

L'adolescenza costituisce il campo principale  per la formazione di un contesto di rischio nello sviluppo di disturbi psichici. In questa fase i disturbi si organizzano e si manifestano direttamente oppure si creano le premesse per lo sviluppo futuro di un disturbo psichico.

Molte sono le ipotesi eziologiche derivate dalle ricerche sul disturbo psichico; molti i costrutti scientifici che riguardano questa fase: da ipotesi e costrutti tipicamente  biologico-ormonale (la così detta tempesta ormonale dell'adolescenza) a ipotesi socio-relazionali e familiari, passando attraverso ipotesi psicologico-dinamiche che riguardano  gli stadi della organizzazione della personalità in rapporto alle fasi dello sviluppo biologico.

Nell'assunzione di un modello per la nostra ricerca, ci siamo orientate, sulla base soprattutto dell'esperienza clinica su un modello interpretativo di tipo relazionale-contestuale e su un approccio dinamico.

Abbiamo quindi privilegiato l'analisi della dinamica autonomia-dipendenza all'interno dei rapporti familiari, dinamica che nell'esperienza clinica è risultata essere più invischiata nello sviluppo di un disagio psichico.

Abbiamo fatto interagire questa dinamica con i modelli culturali e di genere, inserendo la rappresentazione dell'autonomia e della dipendenza nei rispettivi domini culturali maschili e femminili, e proiettandola sulla scena delle vicende familiari antecedenti all'attuale rapporto genitori - figli. In questa direzione abbiamo analizzato il ruolo materno e paterno alla luce delle loro esperienze adolescenziali, in modo da ricavare un quadro dei bisogni e delle aspettative genitoriali proiettate sui figli. Queste "proiezioni" costituiscono ostacoli pratici che l'adolescente si trova di fronte sulla strada della costruzione originale del proprio sè.

Il modello da noi prescelto analizza i processi di patologizzazione della condizione fisiologica di dipendenza dell'adolescente e gli ostacoli sulla strada dell'autonomia.

Nel rapporto genitori-figli, esemplificativo dei rapporti educativo-formativi, la condizione di tutelato è limitata ad un periodo della vita ed il mandato sociale ai genitori o agli educatori è quello di  trasferire strumenti e competenze perché la persona sia in grado di entrare nel circuito di scambio e provvedere alle proprie risorse direttamente (obiettivo dell'autonomia e della interdipendenza o dipendenza reciproca).

Ma come succede che questa dipendenza diviene patologica?

Questo mandato di delega sociale può essere rotto ed il tutore designato può sostituire all'interesse del tutelato, che consiste nel promuoverne la competenza e l'autonomia, il suo interesse personale che è l'utilizzo della persona attraverso il mantenimento della situazione di dipendenza.

La situazione di dipendenza si mantiene inducendo e/o mantenendo e rafforzando la percezione di incapacità ed inautonomia; colui che si sente incapace ed inautonomo sente il bisogno di integrare il proprio sistema di sicurezze personali con una protezione esterna. Così basta promuovere il meccanismo di induzione della incapacità per sviluppare l'interesse della persona alla tutela. Quando si è stabilito, sulla base di una percezione di carenza soggettiva, l'interesse alla tutela, i bisogni di benessere del tutore saranno percepiti come interessi soggettivi (come faccio se il tutore mi abbandona o se non contribuisco a tenerlo in buona salute?).

Da questa percezione (il suo interesse è il mio) trae origine la disponibilità a dare le proprie risorse all'altro senza chiedere nulla in cambio di equivalente se non la protezione stessa postulato di questo tipo di rapporto.

Gli effetti dell'abuso del rapporto di tutela sono:

-         mantenimento della percezione di incapacità e bisognosità, approfondimento ed estensione nel tempo di tale percezione;

-         appropriazione delle risorse del protetto, e sovraccarico nel tempo di compiti e responsabilità per conto di altri;

-         mancanza di riconoscimenti e di compensazioni delle attività svolte;

-         riduzione della stima di sé e del senso di valore personale e percezione di incapacità a stabilire altri rapporti ovvero percezione di insostituibilità della relazione;

-         depauperamento in un processo continuo di trasferimento di risorse all'esterno senza riconversione e senza immissioni di nuove risorse.

Riportiamo qui sotto quindi, in  alcuni schemi sintetici, il modello dello sviluppo della persona umana in rapporto alla tappa adolescenziale e alla definizione del conflitto autonomia-dipendenza.

 

SINTESI DELLE MODALITA' DI FUNZIONAMENTO DELL'INDIVIDUO

 

L'individuo umano e la costruzione del Sè: la organizzazione del sistema dei bisogni socio-psico-fisici

 ò

 

La dinamica relazione/separazione; dipendenza/autonomia in una sequenza a spirale domanda (sostituisce lo stimolo)-risposta  

ò

 

 

la comunicazione e l'apprendimento sociale

  ò

 

la individuazione e l'autoriferimento

ò

 

 

Il sistema storico-sociale come incubatore dei bisogni  umani

 

ò

 

Criteri di organizzazione delle risposte 

 Polarizzazione degli stimoli in positivi e negativi a secondo se  avvicinano o allontanano la soddisfazione del bisogno .

Differenziazione dei comportamenti di avvicinamento o fuga

Differenziazioni delle emozioni in:

- piacevoli legate alla soddisfazione del bisogno

ò

 

Organizzazione delle risposte finalizzate alla soddisfazione dei bisogni

ò

 

Determinanti biologici e psichici dello sviluppo

  ò

Bisogni  di tipo A: 

 mangiare bere, essere protetti dal caldo e freddo

ò 

 

Bisogni di tipo B:

vedere, udire, toccare,riprodursi,

muoversi,

 

ò

Bisogni di tipo C:

 comunicare, pensare, conoscere, riflettere 

 

  ò

Sistema integrato dei bisogni umani

 

      ò

 

Corpo e sistema nervoso centrale

     ò

 

Mente e funzioni psichiche

 

Nell'organizzazione del sistema psico-fisico dell'individuo importanza centrale hanno i processi di separazione: tutte le tappe e tutti i passaggi da una tappa all'altra dello sviluppo sono connotati da processi di separazione che vanno ad incidere su quelli precedenti di relazione e dipendenza. Così nello schema seguente abbiamo posto l'accento su queste due condizioni indispensabili dello sviluppo umano: la dipendenza e l'autonomia.

 

LA RELAZIONE E L'AUTONOMIA

due condizioni indispensabili allo sviluppo della personalità

 

 

La relazione/dipendenza

come processo primario

 

La separazione/autonomia

come processo secondario

    ò            ò

  

veicola l'esperienza della specie umana  e crea le basi dell'apprendimento dei comportamenti e dei  funzionamenti psichici specifici dell'uomo

 

ò

 

 definisce l'esperienza individuale attraverso la organizzazione di un sistema di confine io-tu.

L'emergere del punto di vista autoriferito: ciò che permane nel cambiamento.

ò

vicinanza, eteronomia,

comunicazione intersoggettiva, connessione

 

apprendimento filogenetico,

trasmissione dell'esperienza,

fondamento dell'identità sociale

 

 

separazione, autonomia, comunicazione intrasoggettiva, delimitazione

 

apprendimento ontogenetico,   formazione della coscienza,   fondamento dell'identità  personale

 

 

La relazione/connessione (Arcidiacono, 1994) veicola i bisogni di dipendenza dell'individuo, vale a dire la necessità di essere in relazione con altri sia per garantirsi la sopravvivenza sia per apprendere quelle competenze, affettive, intellettive e sociali che sono proprie dell'essere umano.

La separazione e l'autonomia sono necessari all'individuo per sperimentare le proprie capacità e competenze, e per creare nuovi sistemi e nuove esperienze sulla base di quelli che gli sono pervenuti dalla tradizione e dal rapporto inter-generazionale.

Ambedue i processi, come si può intuire, non sono assolutamente eliminabili nella esperienza del singolo soggetto.

Ma i due processi possono trovare degli ostacoli: quello che noi analizzeremo riguarda il processo di separazione tipico dell'età adolescenziale.

Il  terzo schema mette così in rilievo gli squilibri che si possono creare nel processo di autonomia quando il contesto da cui l'individuo discende sovrappone le sue esigenze di "sopravvivenza " a quelle dell'individuo singolo. Gli  squilibri individuati sono quelli che si danno quando gli interessi, per cosi dire filogenetici, entrano in conflitto o in contrapposizione con quelli ontogenetici.


I BISOGNI DI CONNESSIONE ED AUTORIFERIMENTO

nella relazione quotidiana: individuo-contesto

 

 

individuo

 

porta con sè il bisogno di sopravvivenza individuale e di realizzazione personale: 

bisogno di relazione/conunicazione,   bisogno di autoriferimento e costruzione dell'autonomia ( Sè)

contesto familiare-sociale

 

comporta il bisogno della sopravvivenza della specie umana e del prolungamento e  sopravvivenza  nei nuovi individui:

bisogno di relazione,

 e promozione dell' autonomia

     ò                                         ò

La storia del sistema dei  bisogni  del contesto  socio-familiare, nonchè la storia dei modelli e delle ideologie del contesto

permea di sè  la relazione con il nuovo individuo, 

creando una dinamica sempre tesa verso l'equilibrio

 

L'equilibrio tra connessione ed autonomia si scompensa:

il contesto ha bisogno di veicolare le proprie istanze di appagamento negli altri o attraverso gli altri

                                                                      ò

Il disagio individuale esprime nella sua realtà esperienziale un contrasto, conflitto tra:

-              una esigenza di benessere autoriferita orientata a strutturare autonomamente  azioni, pensieri, relazioni e progetti 

-              una esigenza contrapposta di benessere eteroriferita (figure significative del contesto di appartenenza) rappresentata anch'essa da modi di essere, agire, pensare e progettare.

            ò

Il disagio  psichico con la percezione di malattia (sè malato ) e la produzione di sintomi si produce quando:

 il conflitto cessa ovvero viene risolto con l'accantonamento

di un desiderio, aspirazione, progetto dell'individuo.

            ò

La motivazione alla rinuncia è decisiva

nella manifestazione del disagio.

La motivazione alla rinuncia non è più rappresentata in termini interpsichici cioè relazionali

ma in termini intrapsichici: dominata cioè dal senso di colpa,

dalla percezione di una incapacità soggettiva, 

e dalla attribuzione di una responsabilità personale. 

 

Dal processo di individuazione e costruzione dell'identità personale, attraverso le dinamiche di contrapposizione di interessi con il contesto (D'Amico, 1989), si passa ad una esperienza di incapacità all'autonomia, rappresentata dalle percezioni di insicurezza, bisogno degli altri, incapacità alla scelta, perdita di motivazioni ed interessi. Tutto ciò costituisce il risvolto soggettivo, quanto l'individuo patisce o dice di patire in una condizione di disagio psichico e di condizione sintomatica. Il sintomo infatti viene rappresentato soggettivamente come causa di un  malessere oppure come luogo in cui si sperimenta (fallacemente) un cambiamento di sè: il sintomo non permette di fare, dire, sentire quello che prima si faceva, diceva, sentiva.

 


Lo schema seguente mostra il vissuto soggettivo del malessere e l'attribuzione del cambiamento al proprio sè malato.

 

PERCORSO DI FORMAZIONE DELLA PERCEZIONE DI MALATTIA

(leggere dal basso verso l'alto, seguendo la freccia)

 

 

 SONO MALATO o SEI MALATO

 

Sensazioni, emozioni, comportamenti, pensieri,

hanno perso il rapporto di certezza ed il legame di senso con il Sè:

sono percepiti come estranei e si presentano con i caratteri di estraneità (sintomi)

 

 


Sono cambiato sono diverso

 

 

 

 

NON MI RICONOSCO PIU'

NON CONTROLLO PIU' LA MIA VITA

 

 

 

Ansia, paura, insicurezza, incertezza, tutto costa fatica,

tutto deve essere sottoposto ad uno sforzo della volontà,

ad un riconoscimento faticoso

(quello che devo fare e non devo, quello che posso e non posso)

 

 

 

 Esperienza di perdita della padronanza e del controllo

sui propri desideri, progetti, ecc.

 

 

 

Il Sè al servizio degli altri (bisogni, interessi e scopi altrui)

confusione tra sè (bisogni, scopi, interessi personali) e gli altri

 

 

 

Predominio del sistema di bisogni del contesto

attuato attraverso dinamiche di cattura del consenso

e distoglimento dagli interessi e bisogni personali

 

 


Conflitto interpsichico tra il sistema di bisogni individuali ed il sistema di bisogni del contesto

 (figure significative del contesto di riferimento)

 

 

L'esperienza clinica ci ha  mostrato come le dinamiche di cattura del consenso nell'adolescenza trovano terreno fertile nella disparità di potere: i genitori hanno un potere reale sull'adolescente nel determinare le sue scelte ed i suoi comportamenti (Reale, 1988).

La dipendenza di questa fase è una dipendenza reale contraddistinta da minori capacità economiche, sociali ma anche emotive e di conoscenza.

Questa dipendenza definita sul piano sociale come fisiologica, può snaturarsi e divenire patologica se non vengono rispettate  e promosse le tappe del progressivo sganciamento dell'adolescente. Quando ciò succede si possono creare vari tipi di disagio non ultimo un disagio sociale che è dato dal prolungamento della tappa adolescenziale in rapporto a scarse opportunità di autonomia lavorativa ed economica.

Analizzeremo in questo contesto il disagio psicologico, quello che viene percepito come prodotto individuale, originato da una causa soggettiva ed intrapsichica.

Per specificare il tipo di disagio che nella ricerca analizziamo, ricorreremo ad un esempio.

Supponiamo che vi sia contrasto di interessi tra la posizione di una madre e di un figlio: il figlio chiede di tornare più tardi la sera mentre la madre ha un interesse uguale e contrapposto, che il figlio cioè sia la sera presto a casa.

Supponiamo che questa esigenza della madre non sia  motivata da un interesse del figlio: a questo punto  la madre si presenterebbe come una cattiva educatrice che non sa dare una progressiva autonomia, misurandola ad esempio sui percorsi di autonomia dei coetanei dello stesso gruppo sociale, nè ridurre progressivamente le quote di dipendenza.

Supponiamo ancora che vi siano ben precise ed individuabili ragioni personali (della madre) al rientro anticipato del figlio a casa, del tipo: la propria solitudine (una madre lasciata dal partner, o con un partner assente per lavoro, ecc., una madre che a sua volta non è socializzata, ecc.), allora questa madre potrà facilmente incorrere nell'errore di veicolare i propri bisogni utilizzando l'adolescente come supporto a sè, rallentando il processo di autonomia e di identificazione di una sfera di interessi ed attività personali.

Quando ciò avviene si crea un intralcio nel processo di riduzione della dipendenza e di potenziamento dell'autonomia.

Questo intralcio può avere diversi effetti, ma l'effetto che noi vogliamo mettere a fuoco è quello più invischiato nella produzione di un disagio psichico e nella definizione di un sè incapace, dipendente, malato.

Ritorniamo alla madre e analizziamo gli strumenti che ha a disposizione per ottenere il suo scopo dal figlio:

la richiesta diretta di compagnia, facendo leva sul proprio bisogno (madre debole) di compagnia e sollecitando il figlio all'adempimento attraverso richiami a doveri filiali ( stimolando i sensi di colpa);

la proibizione dell'uscita serale, perchè vi è un pericolo esterno o per altro motivo di convenienza che riguarda l'integrità del figlio;

la manipolazione ovvero in questo caso la induzione alla rinuncia all'uscita serale attraverso la rappresentazione di debolezze ed incapacità dell'adolescente ( non sai reagire, non conosci le strade, se rimani solo......)

Le tre condotte possono essere anche interpolate, l'effetto complessivo di ciascuna o delle tre insieme, effetto che interessa lo sviluppo di un disagio psichico, è quello di aprire una strada alla percezione di un sè incapace di autonomia, diverso dagli altri, bisognoso di stare in relazione con figure adulte, alieno dalle relazioni con i pari.

Supponiamo che questa singola situazione perduri nel tempo essa avrà anche un effetto più complessivo: ridurrà la rete amicale, le occasioni di stare insieme al di fuori dell'orario scolastico, e ridurrà, attraverso la riduzione delle occasioni e delle esperienze positive, le capacità di sentirsi sicuro fuori casa e a proprio agio con gli altri.

Sappiamo anche che vi è una differenza di genere negli strumenti usati per condurre l'adolescente verso gli scopi  dell'adulto: la violenza e la proibizione sono strumenti più diffusi tra i padri, il senso di colpa tra le madri; ambedue queste risposte, qualunque sia la forma adottata, se date su esigenze personali (dell'educatore) interferiscono con il processo di autonomizzazione dell'adolescente.

 

Alla luce di questo  modello dello sviluppo e dei dati dell'esperienza clinica si sono individuati i fattori di rischio oggetto dell'indagine:

1.      la funzione di supporto all'interno del nucleo familiare, e la prevalenza delle esigenze di sicurezza e benessere dei membri adulti;

2.      una riduzione del tempo libero da carichi e doveri , "tempo per sè";

3.      una riduzione della rete amicale, con scarsi rapporti di confidenza e di supporto scambievole tra pari;

4.      una riduzione del senso di capacità e sicurezza personale;

5.      lo sviluppo di un progetto in linea con le esigenze dei genitori con la riduzione di quote progettuali creative e personali;

6.      una riduzione della stima degli altri, accompagnata da pressioni per indirizzare stili comportamentali;

7.      la percezione di  malesseri fisici  o di una scarsa padronanza di sè dal punto di vista psico-fisico come ostacolo all'attività.

 

Nella pratica clinica questi fattori, che analizzano la storia del soggetto e soprattutto il percorso di formazione della condizione di disagio, si mostrano in una relazione dinamica tra loro.

            Il passaggio da una condizione di benessere ad una di malessere si configura come cambiamento sia delle attività della vita quotidiana che degli stili cognitivi e comportamentali. Questo passaggio può essere monitorato con successo se si tengono insieme più piani di valutazione (ovvero più fattori di cambiamento), se al cambiamento principale che riguarda la condizione di vita (cosa è successo e con che effetti sulla organizzazione della vita personale: dalla famiglia al tempo libero, alle relazioni con gli altri) si aggiungono i cambiamenti nella percezione di sè e degli altri ed i cambiamenti nella percezione del proprio equilibrio psico-fisico (i disturbi ed i malesseri psico-fisici, la stanchezza).

            I fattori  che presiedono al cambiamento di condizione (dal benessere al malessere) non sono quindi elementi fissi e statici: essi sono in movimento ed in relazione tra loro, per cui a secondo della loro consistenza, qualità, composizione ed inter-relazione possono dare luogo all'evento malattia, costituire in determinate fasi solo fattori di rischio, essere o divenire all'opposto fattori di protezione.

 

Primo fattore individuato è il carico di compiti, impegni, attenzione dedicati a scopi che riguardano altri, e per l'adolescente a scopi che riguardano il mondo degli adulti, ed in particolare le figure genitoriali. Esso costituisce il punto di partenza e di arrivo nell'analisi di una situazione di malessere, l'elemento strutturale dell'economia della vita di una persona. Attorno ad esso si compongono  e prendono posizione gli altri fattori, organizzandosi  in un movimento  scalare in cui in modo alternato troviamo, come elemento trainante, ora il carico ora gli altri fattori.

Secondo fattore  immediatamente connesso con l'assunzione di un determinato onere è la consequenziale e frequente riduzione degli spazi di interesse personale.

Terzo fattore  anch'esso connesso, è la riduzione/mancanza  di gruppi, o di persone appartenenti al gruppo dei pari che svolgano la funzione di supporto, di confidente, di alleato. La mancanza di una  rete relazionale siffatta e specifica è connessa con l'assunzione di carichi limitanti le attività di relazione, ma anche con la invasione  dello spazio "confidenziale" da parte degli adulti.

Quarto fattore  è quello costituito dal mancato sviluppo di un progetto creativo, fondato su capacità e desideri personali; spesso la mancanza di tale sviluppo o la riduzione/revoca di un progetto personale è da riferire sia alle attività svolte per altri sia ai progetti stessi che bisogna assumere per "compensare" e "risarcire" le figure adulte delle loro carenze e fallimenti.

 Quinto fattore  è quello rappresentato dalle percezioni soggettive di incapacità personale. La scarsità di tempi e di spazi per dedicarsi ad attività personali, a relazioni tra pari, la pressione esercitata per ridurre le spinte creative e autonomistiche, hanno come effetto la riduzione del rapporto di sicurezza con  se stessi.  La mancanza di sicurezza in sè, nelle proprie scelte, porta alla percezione di incapacità e alla disistima.

Sesto fattore  è quello costituito dai giudizi espressi dal contesto. In genere questi giudizi sono svalutativi, ma possono essere anche positivi: importante è che essi tendano a manipolare le scelte primitive dell'adolescente per orientarlo su territori che siano di soddisfazione soprattutto per l'adulto.

Settimo fattore  è quello costituito dai segnali fisici di stanchezza, correlato della pressione (stress) proveniente da una serie di richieste del contesto (devi fare, devi essere, ecc.). Questi segnali in questo quadro non sono più letti ed interpretati come normale reazione ad un carico eccessivo di pressioni (in genere le pressioni degli adulti sono nascoste) ma come evidenze patologiche che segnalano l'ingresso del corpo e della mente nel circuito della patologia. La stanchezza accompagna gli altri fattori come contraltare fisico del dispendio di energie nel sopportare il carico, ma anche come contraltare psichico rispetto alla perdita di una motivazione personale nell'agire.

 

La ricerca clinica ha mostrato come i cambiamenti nel passaggio da una situazione di benessere o di mancanza di patologia ad una situazione caratterizzata da problemi e sintomi,  costituiscano un percorso in più tappe a cui concorrono più fattori e condizioni.

Il cambiamento è connotato da un evento o più eventi che colpiscono l'adolescente indirettamente (il suo contesto di vita) o direttamente, ma da cui comunque si mette in moto un percorso di vita caratterizzato da quei fattori che abbiamo prima analizzato. 

- Il primo  accadimento è un evento qualsiasi (piccolo o grande) che deve comportare un cambiamento oggettivo di vita, in genere un cambiamento di vita familiare, cambiamento associato al primo fattore di rischio: aggravio di compiti e oneri svolti in funzione di benessere degli adulti (inversione dei ruoli, ruolizzazione precoce, sovraccarico).

- Il secondo  accadimento è il depauperamento di risorse personali (interessi personali e rapporti) connesso con l'aggravio di compiti, delle funzioni connesse con il primo accadimento;

- Il terzo accadimento  è la constatazione di un cambiamento personale: di un cambiamento che riguarda i propri modi soggettivi, il livello di sicurezza personale, la capacità di relazione, la motivazione a progettare.

-  Il quarto accadimento riguarda la percezione di stanchezza e di altri disturbi scollegata  dagli eventi di vita e dalle relazioni con il contesto.

                       

Questi quattro accadimenti ordinano, secondo una scansione storico-temporale, i fattori  di rischio psico-sociale che la nostra ricerca clinica ha individuato come responsabili del cambiamento di condizione di vita, e accompagnano l'adolescente verso una situazione di malessere e di patologia.

Questa scansione di eventi può anche essere ordinata secondo lo  schema domanda (stimolo) - risposta: l'evento che introduce il cambiamento si fa allora portatore di una domanda del contesto di "farsi carico di qualcosa"; la risposta dell'adolescente sarà la risultante dinamica delle esigenze personali di autonomia ( più o meno supportate da risorse esterne ed interne) e delle esigenze del contesto ( più o meno bisognose dell'apporto delle risorse dell'adolescente).

Entrano in questa dinamica 'domanda - risposta' tra il contesto sociale/familiare e l'adolescente tutto quanto fa parte della storia personale e di quella del contesto di riferimento; e fa parte di questa storia anche tutto ciò che riguarda  la differenza di genere con le sue realtà concrete ma anche con i suoi pregiudizi e false attribuzioni.